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Castigat ridendo mores

Un Paese sempre più surreale

Dopo aver rimandato all'infinito la riforma delle pensioni, ora ci lasceremo stangare in un modo che a confronto i tedeschi sembreranno delle cicale. In compenso anche i parlamentari si "sacrificano": migliaia di euro al mese di vitalizio con 60 anni di età e 5 di mandato

Se non si tratta del solito bluff all'italiana, questa volta pagheremo il conto con tutti i salatissimi interessi. Il governo dei professori e dei banchieri, assoldato dai poteri forti con il beneplacito dei partiti per fare il lavoro "sporco", sta infatti preparando una nuova riforma delle pensioni, questa volta traumatica.
Queste le ipotesi in campo: a) abolizione delle pensioni di anzianità contributiva per lasciare solo quelle di vecchiaia, che già tra una decina d'anni dovrebbero essere fissate a 67 anni per gli uomini e a 65 per le donne (come da riforma del governo Berlusconi); b) accanto ad un innalzamento dell'età necessaria per la pensione di vecchiaia, aumento dei requisiti minimi per la pensione di anzianità (età anagrafica + età contributiva), per esempio alzando l'anzianità contributiva richiesta ad un minimo di 40 anni (oggi il minimo è 35); c) pensione di vecchiaia a 67 anni per gli uomini e a 65 per le donne. In alternativa, 40 anni di contributi per la pensione di anzianità (ma si è ipotizzato addirittura 43).
Questa la situazione in soldoni. Anche ai più sprovveduti risulta evidente che, qualunque sia la scelta del governo, non si tratterà di una riforma minimalista tipo quella del governo Dini (1995) o quella del governo Berlusconi (2004), resa ancora più inutile dalla controriforma di Prodi (2007).
Abbiamo rimandato per anni un serio aggiustamento del sistema pensionistico, causa resistenze conservatrici imputabili in particolare alla sinistra, ma non solo alla sinistra (come dimenticare il 2004 con mezza Italia in piazza contro la riforma Maroni, robetta rispetto a quella che ci viene prospettata adesso). Avendo ostinatamente rifiutato una terapia leggera e graduale, poiché poi la malattia è degenerata, ora dovremo sottoporci ad una terapia d'urto. Già, perché la stangata sarà così potente che i tedeschi al confronto sembreranno delle cicale, degli spendaccioni senza ritegno.
Non si pensi infatti che in Germania si vada in pensione molto più tardi di noi. Questa è solo una balla che ci viene propinata da anni. Anche i tedeschi, infatti, hanno la loro pensione di anzianità, alla quale si arriva con 63 anni di età e 35 di contributi, quindi non molto lontana dalla nostra attuale somma età anagrafica + anzianità contributiva. Il fatto è che in Germania tale sistema è in vigore dall'inizio degli anni '90, quando da noi si andava in pensione con 35 anni di contributi o con 58 di età. E così si è continuato a fare fino al 2007, quando entrò in vigore la riforma Maroni. La quale era già di per sé abbastanza minimalista visto che, oltre ad essere stata rinviata di tre anni per motivi di bassissimo opportunismo politico (era stata approvata nel 2004), rendeva molto, fin troppo graduale l'aumento dei requisiti minimi. Come se ciò non bastasse, il governo Prodi, ricattato dal sindacato, ne rallentò ulteriormente i cosiddetti "scalini" o coefficienti. Tutto questo derogare, si badi bene, fu dovuto, nell'uno e nell'altro caso, al fatto che c'era mezza Italia col coltello tra i denti.
Per farla breve, noi dovevamo solo recuperare un ritardo, le cui conseguenze erano aggravate dal fenomeno delle baby-pensioni e da quello delle pensioni di invalidità immaginaria, con il quale sicuramente la Germania (li abbiamo scelti come modello) non ha dovuto fare i conti. Se poi non ti dai da fare per recuperare il ritardo, ne paghi le conseguenze, come appunto succederà a noi. Quanto alle pensioni di vecchiaia, peraltro, potremmo addirittura superare i tedeschi, visto che l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni per gli uomini potrebbe essere anticipata al 2020, mentre invece in Germania vi arriverà nel 2029. Tuttavia, sappiamo che almeno oggi le pensioni di vecchiaia sono ancora in netta minoranza rispetto a quelle di anzianità, in Italia come in Germania, per quanto i giornali e le tv continuino a parlare sempre delle prime.
In ogni caso, cittadini italiani, potrete consolarvi col fatto che la casta dei politici sarà solidale con voi. Anche i parlamentari, infatti, cominceranno a fare "sacrifici". La loro pensione, da ieri, sarà basata sul sistema contributivo e non più su quello retributivo. Ma pur considerando che i parlamentari versano appena il 9 per cento della loro indennità, essendo quest'ultima assai cospicua, il vitalizio (esentasse) sarà comunque di tutto rispetto. Per ottenerlo, bisognerà attendere di aver compiuto i 65 o i 60 anni di età, ma basterà comunque aver completato, rispettivamente, uno o due mandati. Le nuove regole riguarderanno 200 dei parlamentari attualmente in carica. Ilona Staller, in arte "Cicciolina", è riuscita invece a sfuggire a queste nuove regole per soli tre giorni e così percepirà tre mila euro al mese per tutta la vita. Con tutto quello che ha "percepito" nella sua carriera, è il minimo...    
   

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