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Castigat ridendo mores

Ufficiale: la tv è ancora il mezzo che incide di più sul consenso. Il malessere degli italiani è spontaneo e non web-guidato

Il rapporto Agcom conferma che la televisione resta il media più importante, e per molti cittadini l'unico. Ma il fatto che in tv il sostegno a Lega e 5 Stelle sia pari a zero dovrebbe far riflettere.


L'idea che il consenso (finora mal riposto) di cui beneficiano gli attuali partiti di governo sia frutto di una propaganda ingannevole fatta su internet e sui social network da queste forze politiche e dai loro sostenitori, non regge di fronte al verdetto dei fatti. Secondo l'ultimo rapporto pubblicato alcuni mesi fa da Agcom (qui il documento integralela televisione si conferma ancora il mezzo con la maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso anche a scopo informativo (90,3%), sia per importanza e attendibilità percepite. 

Pertanto, pur vedendo il suo primato sempre più minacciato da internet - come la citata relazione rivela -  è inevitabile che la tv sia da considerare ancora oggi il principale strumento attraverso cui passa il consenso politico. Il che offre degli spunti di riflessione importanti a proposito delle cause che hanno spinto la maggioranza degli italiani a bocciare i partiti moderati e filo-establishment. 

In effetti non risulta che sui principali network televisivi ci fosse un clima di particolare ostilità verso il precedente governo (tipo quello, per intenderci, che si trovava su internet), così come oggi la maggioranza delle trasmissioni televisive non è caratterizzata da una tendenza a difendere l'attuale governo, semmai il contrario. Di fatto, l'unico talk che prima delle elezioni alimentava un clima di ostilità verso il governo a guida Pd era quello di Del Debbio e Belpietro su Rete 4, emittente di una discreta importanza ma non tale da poter fare da traino a un malcontento così radicato come quello emerso dalle urne. Va ricordato inoltre che, da quando Berlusconi è passato all'opposizione rispetto alla maggioranza giallo-verde, questa trasmissione ha ribaltato completamente la propria linea editoriale, dando vita a una campagna antigovernativa organica e costante. 

In linea di massima, si può dire che in tv c'è sempre stata, soprattutto durante la campagna elettorale, una certa tendenza a sminuire i problemi percepiti dalla popolazione, e talvolta persino a negarne l'esistenza. Ciò vuol dire che il voto del 4 marzo, nonché il consenso verso gli attuali partiti di governo è maturato NONOSTANTE, e sottolineo NONOSTANTE, la tendenza prevalente del principale mezzo (la tv) a minimizzare i problemi anziché a enfatizzarli, senza dimenticare il tentativo di alcuni network (non solo Mediaset) di tirare addirittura la volata a Berlusconi nella speranza di un governo di larghe intese Pd-Fi. 

In definitiva, la manipolazione di "webeti" attraverso fake news o propaganda subdola che si rivolge alla "pancia" dei cittadini è molto meno massiccia di quanto si pensi e pertanto ha un peso assai relativo. Si è verificato anzi un fenomeno nuovo, ovvero persone che per la prima volta hanno votato in controtendenza rispetto al messaggio veicolato dal primo mezzo di informazione, che è ancora la tv. A testimonianza del fatto che il malessere era così profondo da essere piú forte dei messaggi provenienti da quello che, soprattutto da parte di milioni di ultrasessantenni, è l'unico media utilizzato.

Non a caso un altro fenomeno sorprendente e sempre piú diffuso è l'atteggiamento critico verso i grandi media, percepiti come incapaci di raccontare la realtà, tanto che sempre piú spesso la gente vota anche "contro" di loro; un fatto, questo, a dir poco inusuale nell'era delle comunicazioni di massa. Ad ogni modo, che la manipolazione del web esista o meno (ci vorrebbe un adeguato approfondimento al riguardo), i dati e i fatti dimostrano che al momento influisce poco sull'esito delle elezioni. A incidere sono invece i problemi che il cittadino avverte nella vita di tutti i giorni. In questo quadro, le forze politiche che maggiormente sono state punite da questo cambiamento continuano a nascondere la testa sotto la sabbia, e anziché cercare di dare delle risposte al malcontento, ne attribuiscono la provenienza a una presunta inclinazione del cittadino medio a farsi circuire. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.