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Castigat ridendo mores

Migranti? No, è il controllo dell'Africa la vera posta in gioco

Le recenti inchieste di Byoblu, Il Manifesto e Gli occhi della Guerra mostrano che sono le risorse dell'Africa nord-occidentale i veri obiettivi che la Francia vuole raggiungere usando le migrazioni umane come strumento per destabilizzare i rivali europei.


È una partita giocata sulla pelle dei profughi e dei migranti a vario titolo, in modo particolare quelli provenienti dal cuore dell'Africa guineiana e che, passando per il Niger e il deserto libico, arrivano sulle coste settentrionali del continente nero per tentare l'approdo in Europa. Una partita che la Francia cerca di vincere per ottenere in premio il rafforzamento del controllo delle risorse dell'Africa nord-occidentale, e nella quale i migranti sono l'arma per destabilizzare i rivali europei, prima fra tutti l'Italia, ed escluderli dalla spartizione. Tuttavia l'Italia non è così debole e isolata come potrebbe sembrare, soprattutto perché potrebbe aver trovato un nuovo, potente alleato. Ma andiamo con ordine.

Iniziamo dal Niger. In una recente inchiesta, il blog Byoblu ricorda che il paese "è un crocevia di migrazioni e una zona calda tra missioni militari inglesi, francesi e italiane. È il paese più povero del mondo, al 188mo posto nell’Indice dello Sviluppo Umano, e si contende il triste primato con la Repubblica Centrafricana. Ma a essere povera - viene fatto notare - è solo la popolazione, perché il Niger è il quarto produttore di uranio del mondo: il prezioso minerale è estratto da società straniere tra le quali la fa da padrone la Areva, leader mondiale del nucleare e controllata dallo Stato francese. L’industria dell’uranio ha pesanti ricadute ambientali, e condiziona interamente la politica e la vita del Niger. Basti pensare - continuano gli autori - che i giornali denunciano versamenti occulti al governo di centinaia di milioni di euro su conti correnti di Dubai, mentre nel paese dell’uranio l’80 per cento della popolazione non ha neppure la corrente elettrica".

 Ma arriviamo al punto. Gli Occhi della Guerra (il blog de Il Giornale che approfondisce temi relativi agli scenari extraeuropei) ci fa sapere - citando a sua volta un articolo de Il Manifesto - che "Emmanuel Macron sta facendo di tutto per escludere l’Italia dalla missione militare nel Niger. È la Francia ad avere il controllo di quell’area del Sahel (fascia di territorio dell'Africa sub-sahariana che si estende tra Oceano Atlantico, deserto del Sahara e la savana del Sudan, all'interno della quale un gruppo di stati utilizza il Franco Cfa, una moneta il cui valore è ancorato all'euro e che la Francia usa per controllare questi paesi, nda),
e non vuole nessuno che possa in qualche modo ostacolare i suoi interessi, presenti dai tempi dell’Impero coloniale e mai rimossi con il passere dei decenni."

"Se la Francia ha migliaia di uomini nei Paesi da cui partono queste rotte della morte - continua l'autore Lorenzo Vita - è chiaro che il problema diventi sì dell’Europa, ma dell’Europa in Africa. Non si tratta più di rapportarsi fra Ue e Nordafrica, ma di capire in quale modo e in quale entità le potenze europee incidano sulla nascita e sul controllo di questo fenomeno migratorio. Con 7mila uomini schierati nel continente africano - aggiunge - la Francia non riesce a monitorare le carovane di migranti che solcano il Niger, la Mauritania, il Ciad, il Mali. Oppure, semplicemente, non è nel suo interesse."
In questo quadro le rotte migratorie diventano uno strumento politico. L'obiettivo è "escludere l'Italia dal Niger (...) e lasciarla sola a gestire il flusso proveniente dalla Libia affinché questo problema penda come una spada di Damocle sul governo italiano".

L'Italia, quindi, sarebbe ancora una volta la vittima ignara delle manovre francesi nel continente africano?

Apparentemente sì, ma anche il nostro governo potrebbe avere delle carte in mano, soprattutto grazie al prezioso aiuto degli Usa e alle strategie di Trump, il quale, secondo il sito Geopolitical Center, "ha spedito un pizzino a Macron: gli Stati Uniti starebbero infatti valutando un appoggio operativo e politico alla futura missione italiana in Niger, che servirà a controllare i flussi migratori ma che andrà anche a pestare i piedi nel cortile di casa francese. Insomma - concludono gli autori - nessuno osa dirlo ma pare proprio che l’Italia sia tutt’altro che isolata, e possa vantare invece nuovi amici che promettono interessanti sviluppi".

Da questo quadro emerge chiaramente che dietro al fenomeno dell'immigrazione si muovono enormi interessi economici e complesse strategie geopolitiche che fanno anche balenare il sospetto che i movimenti migratori verso la Libia vengano in qualche modo incoraggiati, in modo particolare dalla Francia. Del resto, come osserva il fondatore di Byoblu, Claudio Messora, "questa è l'Africa occidentale, e questo è ancora l’approccio di certi occidentali all’Africa: sfruttamento e corruzione. Quando si parlerà invece - si chiede il blogger - di sviluppo autonomo del continente?".