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Castigat ridendo mores

Fuori dall'euro subito, a meno che...

Presto o tardi anche l'Italia, al pari della Grecia, sarà fuori dall'eurozona. I sacrifici non sono bastati, tanto vale tornare alla lira subito, anziché farci spennare per niente. Una terza via? Esiste, ma ci vorrebbe una rivoluzione

Meglio tornare alle vecchie lire subito, piuttosto che farlo dopo manovre sanguinose ed inutili. All'idea di un'Italia fuori dall'eurozona occorrerà abituarsi, perché fra qualche anno la sorte del nostro Paese sarà identica a quella toccata alla Grecia, la quale nel giro di massimo 12 mesi tornerà alla dracma.
Conosciamo le obiezioni: uscire dall'euro significherebbe avere, almeno nel primo anno, un'inflazione a due cifre; comporterebbe una fuga di capitali all'estero senza precedenti (come già sta accadendo in Grecia, dove il governo provvisorio ha deciso di piazzare i militari davanti alle banche e di fissare un limite ai prelievi giornalieri); aumenterebbe il peso relativo degli interessi del nostro debito pubblico; persino le esportazioni, che in teoria dovrebbero trarre enormi benefici da un ritorno alla lira, potrebbero essere penalizzate da eventuali dazi che i Paesi-euro imporrebbero per arginare l'ingresso nei loro mercati dei prodotti italiani, i quali altrimenti farebbero manbassa.
Ma pur riconoscendo l'ovvietà che un ritorno alla vecchia moneta metterebbe in ginocchio la nostra economia, almeno nei primi anni, qualcuno può spiegarci allora a cosa sono serviti in Grecia i licenziamenti dei dipendenti pubblici, le tasse, i tagli, gli enormi sacrifici, se poi questo Paese ha dovuto comunque dichiarare il default? Forse ci si illude che la situazione dell'Italia sia diversa, ma proprio qui sta l'errore.
COME LA GRECIA  Di certo l'Italia ha un tessuto produttivo molto più solido della Grecia, come anche della Spagna, del Portogallo e dell'Irlanda. Può vantare una ricchezza complessiva più elevata e un andamento del bilancio statale molto più regolare. Ma i parametri richiesti per rimanere nell'euro non è in grado comunque di rispettarli, semplicemente perché è impossibile farlo. Impossibile abbassare il rapporto debito/pil dall'attuale 121 per cento fino al 60, tanto più che per fine 2012 il governo stesso ha previsto un rialzo fino al 123 per cento, e questo nonostante le manovre lacrime e sangue. Impossibile finanziare il nostro debito pubblico sperando che il mercato ne acquisti una grossa parte, se è vero come è vero che la vendita dei titoli di Stato continua inesorabilmente a calare (in questo siamo in ottima compagnia). Impossibile, infine, trovare soluzioni di politica economica e fiscale utili a rimettere in sesto i bilanci pubblici, perché il fondo del barile è stato già raschiato, e se non è cosi ci manca poco.
Alla luce di tutto ciò, non si capisce a che pro noi dovremmo continuare ad essere martellati a colpi di tasse, di balzelli e di tagli indiscriminati (perché questo avverrà anche nei prossimi anni, mettetevi l'anima in pace), per poi essere costretti ad uscire dall'eurozona lo stesso. Tanto vale, quindi, uscire subito, anziché farci spennare per niente. Delle conseguenze più o meno catastrofiche abbiamo già detto, ma tanto quelle le subiremo in ogni caso (per i possibili scenari del dopo-euro, non necessariamente negativi, vi rimandiamo a questo vecchio articolo-->Ritorno alla lira: cosa accadrebbe?).
Il ritorno alla vecchia moneta, per la verità, si potrebbe anche evitare, a patto però che si verifichi almeno una delle due seguenti condizioni. Giudicherete da soli, poi, quanto queste due speranze possano essere realistiche.
PER SALVARE L'EURO 1) La Germania accetta l'idea che i Paesi mettano in comune i debiti, in modo da superare il paradosso in base al quale la moneta è unica, ma i debiti sono sovrani. A questo punto non verrebbero più emessi titoli dei debiti pubblici nazionali con rendimenti diversi, ma titoli del debito pubblico europeo, emessi dalla Banca centrale europea, la quale finalmente comincerebbe a funzionare come una vera banca centrale, con la possibilità, tra le altre cose, di svalutare la moneta per rimettere in moto l'economia. Gli stessi aiuti alle banche in difficoltà non sarebbero forniti da un organo virtuale come il cosiddetto "eurosistema", ovvero dall'insieme dei fondi occasionali delle singole banche nazionali o dalle banche nazionali in proprio (come ha fatto la Germania, e in misura minore l'Italia con i "Tremonti bond"), ma dalla Bce, ovviamente fornita di riserve stabili e adeguate, con dei bond europei. 
Sembrerebbe uno scenario plausibile, ma in realtà è molto difficile che ciò avvenga. Non c'entra la Merkel, come tutti pensano. C'entra invece il fatto che la Germania è il paese che più si è avvantaggiato dalla crisi dell'eurozona, soprattutto perché, avendo un'economia più in salute, i suoi prodotti hanno potuto sbaragliare tutta la concorrenza, Italia in primis.
I tedeschi preferirebbero, semmai, fare un nuovo Euro del Nord, più forte di quello attuale, che invece resterebbe in corso nell'Europa del Mediterraneo. E proprio in questo senso si stanno muovendo da tempo.
O PER SALVARE L'ITALIA 2) Avviene qualcosa a metà strada tra il rivoluzionario e il miracoloso. I governi italiani capiscono che l'unico modo per risollevare l'economia ed uscire dal pantano del debito è quello di far ripartire in quinta la produttività del Paese. Come? Nell'unica maniera possibile, ovvero con un abbassamento drastico della pressione fiscale, in stile governi Reagan e Tatcher. All'inizio, probabilmente, le entrate fiscali diminuirebbero, ma con una pressione fiscale più giusta, di sicuro diminuirebbe anche l'evasione. E in ogni caso, una volta rilanciata l'economia riducendo sensibilmente il peso delle tasse che grava sulle spalle di imprese e consumatori, gli introiti fiscali tornerebbero sicuramente a salire, probabilmente a livelli mai visti prima e tali non solo da mantenere almeno inalterato il livello dei servizi pubblici fondamentali, ma anche da poter avviare una seria modernizzazione delle infrastrutture. Ovviamente, per poter imprimere questa svolta, all'inizio sarebbe necessario tagliare gli sprechi pubblici a tutti i livelli. Ma tagliarli sul serio. Sto pensando la stessa cosa a cui state pensando voi: ipotesi decisamente NON REALISTICA.