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Castigat ridendo mores

Se non la spunta sulle pensioni, Silvio stavolta va a casa

Solo in quel comparto si possono recuperare risorse preziose per incentivare la crescita. Ma le resistenze sono tante, a cominciare dalla Lega che sembra diventata il partito della spesa pubblica

Berlusconi al capolinea? Possibile. Se il premier non riuscisse a vincere le resistenze di Bossi verso una riforma previdenziale che innalzi l'età pensionabile, difficilmente il governo potrebbe rimanere in vita. E in questo caso le elezioni sarebbero la prospettiva più realistica.
Il comportamento della Lega Nord lascia veramente sconcertati. Nel 2004, l'allora ministro del Welfare, Roberto Maroni, esponente di primo piano del Carroccio, oggi in forte polemica con i vertici del partito, mise la firma sulla prima riforma della storia d'Italia con cui si aumentava l'età pensionabile. Fu la famosa riforma degli scalini, che poi il governo Prodi avrebbe modificato rallentando l'aumento della somma età+servizio.
Stiamo parlando del 2004, non del Paleolitico. E' mai possibile che in sette anni la Lega sia passata da "garantiamo la pensione ai giovani" a "garantiamoci il voto dei pensionati"? Evidentemente sì: anche i padani, a quanto pare, presentano marcati tratti di cinismo tipicamente italico.
Quanto al PdL, invece, la riforma delle pensioni era presente nel programma che fu presentato agli elettori nel 2008. Quindi, o Berlusconi riesce a convincere Bossi sull'assoluta necessità di andare a prendere lì le risorse che servono per favorire la crescita o al limite per assicurare il raggiungimento del pareggio di bilancio, oppure è meglio staccare la spina ad un governo la cui presenza, da diversi mesi, è poco più che figurativa. La riforma va fatta non perché lo suggerisce Sarkozy, il quale non ha nessun titolo per dare consigli in materia (lui ha provato a riformare la previdenza ma non ci è riuscito, quindi pensi piuttosto a salvare l'Euro di cui proprio Francia e Germania stanno mettendo a rischio la sopravvivenza con le loro scelte scellerate), ma perché la crisi economica è l'occasione giusta per adeguare la nostra spesa previdenziale a quella della media europea (il sito Linkiesta.it ne pubblica oggi un quadro dettagliato http://www.linkiesta.it/pensioni).
Insomma, se non ora, quando? Oppure, dal momento che non si ha il coraggio di fare altri tipi di tagli agli innumerevoli sprechi di cui il nostro Paese è ricco (caste, province, giustizia), e che in ogni caso non basterebbero, la domanda è: se non le pensioni, cosa? 

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