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Castigat ridendo mores

Europa, pensioni, governo: è tutta una recita

Continua il teatrino delle finte richieste della Ue e delle finte risposte del governo. La verità è che l'Unione Europea è solo una somma di economie e quindi non può pretendere nulla dagli Stati membri

Alcune considerazioni sulle pensioni e sulla sempre più traballante Unione Europea. La prima: l'Europa ci ha chiesto, in sostanza, di cambiare il sistema pensionistico in modo da ottenere risparmi consistenti e il più rapidamente possibile. Tradotto in parole povere, significa modificare i requisiti necessari per la pensione di anzianità, quindi elevare la somma età + anni di lavoro. In alternativa (ma è una via difficilmente percorribile, anzi fantascienza) far passare tutti al sistema contributivo, vale a dire anche quei pensionati che  al 31 dicembre 1995 avevano 18 anni di contributi e che, come prevede la legge Dini, vengono pagati col sistema retributivo, che costa molto di più (per capire aprite questo link http://www.inps.it/portale/default.aspx?lastMenu=4756&iMenu=1&iNodo=4756&p1=2 ).
Tutto questo per dire cosa? Che il piano del governo per elevare l'età della pensione di vecchiaia (da 65 attuali a 67) con cui Berlusconi si presenta a Bruxelles è praticamente inutile, diciamo pure la solita recita nella quale i soloni dell'Europa sono attori co-protagonisti, e fra un attimo spiegheremo perché.
Considerando che l'età pensionabile arriverebbe a 67 anni non prima del 2020-25, si può affermare fin da subito che non ci sarà tutto questo gran risparmio. Anche perché dal 2013 l'età pensionabile sarà adeguata alle aspettative di vita e si stima che nel 2022 dovrebbe essere già a 66 anni, nel 2031 a 67, fino ad arrivare ai 70 anni nel 2050 (ribadiamo, si parla di pensioni di vecchiaia e non di anzianità).
Sopra parlavamo di recite. L'Europa che chiede al governo italiano di liberalizzare ulteriormente il mercato del lavoro, l'Europa che chiede di riformare le pensioni, l'Europa che a tutti gli Stati membri chiede misure per il risanamento e altre per la crescita e via fumeggiando. Smettiamola con questo teatrino: la verità è che l'Unione Europea non è nelle condizioni di pretendere nulla dagli Stati membri, i quali fanno sì parte di un unico sistema monetario all'interno di un'area sovranazionale in cui vige la libera circolazione degli uomini e delle merci, ma i bilanci sono sovrani (cioé degli Stati sovrani) e naturalmente pure i debiti. E di conseguenza anche i provvedimenti che si prendono per ripianarli spettano ai singoli Paesi, che alle lettere dell'Europa potrebbero rispondere anche con un biglietto di ringraziamento con l'immagine di Winnie the pooh, chiaro adesso?
L'Europa unita è una somma di economie, non un'economia unica. Questo perché agli Stati economicamente più forti (leggi Francia e Germania) conveniva che fosse così. Ecco perché adesso se la fanno sotto. Altro che ridere. Gli scambi di lettere, di sollecitazioni e di rassicurazioni, nel frattempo, continuano, in una recita paradossale che sembra scritta dal miglior Beckett.  

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