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Castigat ridendo mores

Ma che macello è la giustizia italiana?

Ultime dai tribunali: verdetti ribaltati dopo gogna mediatica, sentenza Mondadori emessa (forse) inventando un parere della Cassazione. E sulle intercettazioni ricomincia la bagarre

Giustizia nel caos, nel senso semanticamente più ampio del termine. Intanto perché l'immagine poco edificante offerta in mondovisione dal nostro sistema giudiziario con il processo Meredith, ha aperto un dibattito dal quale emergono giudizi assai critici anche da parte dei più strenui difensori della giustizia italiana.
Ben arrivati, verrebbe da dire a queste persone. E ci riferiamo anche a quella parte dell'opinione pubblica e della gente comune che generalmente ignora tali questioni, magari perché non ha mai avuto a che fare con la nostra giustizia se non per sentito dire, o perché deve pensare a cose molto più spicciole, tipo come rimediare uno stipendio per non soccombere di fronte alla crisi.
Già, l'opinione pubblica. Con i media (giornali, tv e internet) stringe sempre di più la nostra giustizia in una morsa micidiale. All'interno del sandwich ci sono le incertezze del sistema, dovute in parte alla mediocrità e alla superficialità che talvolta contraddistinguono le indagini, in parte agli errori del legislatore (leggi scritte male nelle quali sguazzano gli avvocati più astuti e riforme annunciate ma mai realizzate); il panino-killer viene chiuso, dall'altro lato, con i media che ci bombardano sui processi mediaticamente più appetibili pubblicando notizie filtrate dalle procure, in qualche caso coperte persino dal segreto istruttorio. Il desiderio di giustizia sommaria che, da che mondo e mondo, nasce nell'opinione pubblica di fronte ai delitti che suscitano maggiore indignazione, viene così alimentato in un modo così violento da condizionare inevitabilmente sia le indagini che il processo, che invece dovrebbro svolgersi nel più assoluto riserbo.
In pratica che cosa succede? L'imputato viene travolto dalla gogna, mentre invece dovrebbe valere la presunzione di innocenza fino a prova contraria e fino a condanna definitiva. La pressione della morsa media - opinione pubblica induce i giudici ad emettere sentenze di condanna frettolose e basate su prove deboli. E quando poi nei successivi gradi di giudizio la sentenza viene ribaltata come un calzino, ecco che la stessa opinione pubblica si scatena: "Ma allora chi ha ucciso Meredith?". Il tutto nell'illusione che nelle aule di tribunale vinca la giustizia, quando invece bisognerebbe sapere che a vincere è innanzitutto la giurisprudenza.
In Italia, addirittura, troppo spesso perdono tutte e due. Non siamo degli esperti di diritto, ma il buon senso ci porta a pensare che la prima cura che risulterebbe molto salutare per la giustizia italiana, sarebbe quella basata sulla tutela della riservatezza delle informazioni legate alle inchieste. E quando diciamo informazioni non sono escluse, naturalmente, quelle ricavate dalle intercettazioni.
Da "Vallettopoli" a "Calciopoli", da Tarantini a Berlusconi, l'uso che è stato fatto delle intercettazioni è una vergogna assoluta, un'infamia commessa in totale spregio del diritto e dei diritti. Tra questi ultimi non va certo dimenticata la libertà di stampa; tuttavia, come scrisse Alexis de Tocqueville, "per godere dei benefici che la libertà di stampa assicura è necessario sottomettere gli inevitabili mali che essa provoca". Quindi sarà il caso di smetterla di assecondare le campagne di certi giornali che, nel tentativo di tirare acqua al proprio mulino, pubblicano le foto dei loro lettori con il bavaglio sulla bocca (salvo poi sentire il giorno dopo le stesse persone lamentarsi che la giustizia non funziona, e non sanno spiegarsene il motivo).
Se poi Repubblica venderà meno copie ce ne faremo una ragione. E una soluzione ragionevole si troverà anche per Wikipedia - l'enciclopedia online che potrebbe essere danneggiata dal nuovo disegno di legge sulle intercettazioni - così come per tutti i siti web, Attaccabrighe incluso. In ogni caso, una rettifica non farà chiudere bottega a nessuno e con tutto il rispetto la giustizia italiana ha problemi più seri. Anche perché, non avete sentito l'ultima? Gli avvocati di Marina Berlusconi hanno presentato un esposto alla Procura generale della Cassazione perché a loro avviso la sentenza sul Lodo Mondadori troverebbe fondamento su un parere della Cassazione che i giudici avrebbero inventato, nel senso che la Cassazione non lo ha mai espresso. Voglia il cielo che tutto ciò non sia vero, perché sarebbe l'ennesimo colpo alla credibilità di una giustizia che assomiglia sempre più ad un macello.   
         

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