Il blog aperto a tutte le idee orginali, alle opinioni coraggiose, alle riflessioni espresse senza peli sulla lingua
Castigat ridendo mores

Ecco la soluzione al mistero di Casini

L'allontanamento da Berlusconi era comprensibile, ma ora che il PdL si sta liquefacendo, perché Pierferdi continua a rimanere attaccato alle sottane della sinistra, anche a costo di allearsi con Vendola? Un vero enigma. Che finalmente è stato risolto

Da molto tempo mi pongo una domanda su una questione che per me è un vero enigma. La domanda è questa: perché Casini prima e Fini poi mollano il centrodestra e cominciano ad amoreggiare con la sinistra? Ma soprattutto, perché perseverano anche di fronte alla possibilità di raccogliere il testimone di un Berlusconi ormai quasi ritiratosi a vita privata?
 
Soprattutto Casini, sembra disposto ad andare ancora da solo o ad allearsi persino con Vendola pur di non tornare nel centrodestra.

Ed ecco allora che quando ormai non credevo più nella possibilità di risolvere l'arcano, ho ricevuto un'illuminazione folgorante, tanto che mi sono sentito come Archimede quando scoprì la legge del punto di galleggiamento dei corpi: Eureka!

La soluzione era lì da anni, davanti ai miei occhi, di una semplicità elementare, quasi ovvia. L'illuminazione è arrivata quando ho saputo di un'inchiesta dell'Espresso in cui si "rivela" che la famosa casa di Montecarlo donata da una nobildonna ad Alleanza Nazionale e di cui il cognato di Fini si sarebbe appropriato, è stata acquistata proprio da Giancarlo Tulliani, il cognato appunto, il che ha confermato quanto già si sapeva, ma che non aveva comportato nessuna conseguenza rilevante, né penale né politica, per l’ex leader di An. Quindi mi sono detto: la sinistra non corteggia più Fini, anzi questa inchiesta dell’Espresso sancisce ufficialmente che Fini ai rossi non serve più. Niente più trattamenti giornalistici particolari per lui, e forse ora arriveranno anche nuove grane giudiziarie.

Cosa c’entra Casini? Beh, a questo punto non bisogna essere dei geni per capire che, quanto più sta lontano da Berlusconi e in generale dal centrodestra, tanto più Pierferdi sarà al riparo da eventuali inchieste giornalistiche e giudiziarie, che in Italia si sa, molto spesso, sono un po’ la stessa cosa. Per quanto Casini sia conosciuto come uomo di specchiata moralità, alla luce dei precedenti nella sua area politica la prudenza non è mai troppa.
Eureka!


Sulla scuola Profumo molto peggio della Gelmini. Ma nessuno lo sa

Non bastasse il concorso per "quattro gatti" dal sapore vagamente elettorale, ora la proposta di aumentare le ore di lezione da 18 a 24 potrebbe tagliare le gambe a chi ha investito sull'abilitazione. E intanto i precari, al momento, non hanno neanche diritto alle ferie!

Per chi non se ne fosse accorto, sulla scuola si è avuta la conferma di quanto a destra siano politicamente dei polli. E' da sempre, infatti, un classico della destra italiana (quella vera e propria come quella democristiana) sbattere in faccia ai cittadini soluzioni drastiche per risolvere problemi atavici, senza giri di parole e senza leggine fatte nottetempo in barba a quanto promesso di giorno. Questione di cultura, di mentalità, forse anche di dilettantismo politico.
Così, se non fosse per le timide proteste di ieri contro il concorso e contro qualche generico taglio, il ministro Profumo passerebbe quasi per il salvatore della scuola, e con lui ovviamente il governo di cui è membro. Tutto l'opposto, insomma, della scandalosa Gelmini, la famigerata ministra dell'Istruzione dell'ultimo governo Berlusconi, colpevole di aver fatto piombare la scuola (o meglio, il personale, perché la scuola ormai sono gli insegnanti, dei problemi degli alunni non gliene frega niente a nessuno) nella catastrofe.
Veniamo al punto. Partiamo dal concorso, una delle prese in giro più colossali che si ricordino, una vera barzelletta. Un concorso nella scuola per 11 mila e 800 persone non si era mai sentito prima. E' stato rappresentato come la porta del paradiso per tutti i giovani e meno giovani che aspirano ad avere un posto di insegnante. Ma d'altra parte pochi sanno che 10 mila posti è il contingente che mediamente entra in ruolo ogni anno attraverso le graduatorie. Intanto nell'opinione pubblica è passata comunque l'idea di un governo che finalmente apre le porte della scuola a nuovi, giovani insegnanti. Addio precariato!
In realtà, basterebbe guardare i posti disponibili per ogni singola classe di concorso nelle varie regioni, per capire che ci troviamo di fronte al più classico dei casi di fumo negli occhi finalizzato a strappare qualche voto in più. Fa eccezione solo la scuola primaria, dove in effetti i posti messi a concorso sono numerosi. Qualcuno obietterà che il ministro ha annunciato che i concorsi verrano banditi con cadenza biennale o triennale, il che vuol dire che d'ora in avanti i nuovi insegnanti saranno reclutati per metà attraverso concorsi e i restanti dalle graduatorie di merito. Fantastico! Però: a) per un'opportunità in più che viene offerta a chi senza concorso non avrebbe mai un lavoro a tempo indeterminato, se ne toglie una a chi è in graduatoria da anni, in attesa di quel posto; b) non è molto meritocratico mettere sullo stesso piano aspiranti con esperienza nella scuola anche decennale o pluridecennale, e aspiranti con pochi o senza nessun giorno di insegnamento; c) ben sapendo che un conto sono le promesse, un altro i fatti, siamo sicuri che questo concorsino non sia, oltre che il primo dopo tanti anni, anche l'ultimo?
Capitolo tirocinio, meglio conosciuto come Tfa. Duole il cuore dare questa triste notizia a tanti giovani che coltivano la speranza di insegnare, anche solo come precari, una volta conseguito questo titolo abilitante per il quale stanno concorrendo. La notizia è questa: in una bozza di legge che dovrebbe essere presentata prossimamente in Consiglio dei Ministri, è previsto che il carico settimanale di ore di lezione, per gli insegnanti delle medie e delle superiori, passi da 18 a 24. Gli obiettivi di un tale provvedimento sarebbero due: il primo è quello di far coprire agli insegnanti anche i famosi "spezzoni" che inevitabilmente "avanzano" proprio a causa del fatto che nessuno di loro (tranne casi eccezionali) può avere più di 18 ore settimanali di lezione; il secondo è quello di effettuare in modo più economico, cioè senza spese aggiuntive per la scuola e per il ministero, le sostituzioni per malattie e/o ferie.
Premesso che chi scrive è da sempre fautore di una soluzione del genere, anche contro i propri interessi, perché la ritiene giusta e sacrosanta, sorge però un gigantesco interrogativo: se tutti i docenti svolgeranno 6 ore settimanali in più di lezione, che ne sarà di quelli che aspettano proprio le malattie o gli spezzoni per avere un incarico? Risposta logica: non avranno nessun incarico, in pratica si attaccano al famoso tram. Meraviglioso! Ma allora perché illuderli con il tirocinio formativo abilitante, presentato anche questo come la porta del paradiso? E che nessuno venga a dire che il Tfa lo aveva previsto la Gelmini, altrimenti una risata in faccia non gliela leva nessuno. Da quando seguo la politica, ricordo più provvedimenti cancellati (perché attuati dal governo precedente) che provvedimenti nuovi. Per cui evitiamo di prenderci in giro tra di noi. La speranza è che la bozza rimanga tale (come successo tantissime volte in passato), il che scongiurerebbe le conseguenze che vengono illustrate in questo articolo pubblicato sul sito orrizzontescuola.it.
Concludiamo con una chicca. In queste prime settimane di scuola molti insegnanti precari hanno fatto una scoperta agghiacciante: in pratica, ai malcapitati, non spetta nessun giorno di ferie retribuite. Voi direte: ma una cosa del genere ci riporta alla Sicilia di Verga, a Rosso Malpelo o ai Malavoglia! E invece no: succede anche nell'Italia del 2012, quella schiava del debito pubblico e delle Manovre finanziarie imposte dall'Unione Europea. Questa estate era stato reso noto che da quest'anno, agli insegnanti come a tutti gli altri dipendenti pubblici che avevano questo privilegio, non sarebbero state retribuite le ferie non godute. La cosa, per quanto assurda per i docenti (i quali, per ovvi motivi, non possono usufruire di tutti e 29 i canonici giorni di ferie annuali), era passata come un sacrificio da fare sull'altare della crisi. 
Senonché ora è saltato fuori che in realtà gli insegnanti non possono chiedere nessun giorno di ferie durante l'anno (se non, ovviamente, per motivi quali lutti, matrimoni etc.), perché non verrà loro retribuito. I docenti di ruolo sfrutteranno il monte ferie nei mesi estivi, mentre quelli con contratto in scadenza il 30 giugno o al termine delle attività didattiche si attaccheranno (ci risiamo) al famoso tram di cui sopra. Il tutto perché l'intenzione del governo è quella di ridurre al minimo, se non a zero, tutte le spese legate alle ferie, non solo quindi quelle non godute, ma anche quelle chieste ed eventualmente ottenute. In realtà la cosa, oltre che paradossale, è anche assai pasticciata e forse impraticabile, per cui se ne vedranno ancora delle belle. La speranza dei precari (i quali in questo caso possono attribuire al ministro solo la complicità di un provvedimento che in realtà riguarda la Funzione pubblica) è che la proverbiale capacità dei sindacati di buttarla in caciara abbia successo, tanto più che siamo ormai in piena campagna elettorale.
Morale della favola, la scuola con i Monti boys è passata dalla padella alla brace, per quanto i giornali amici dei banchieri e i tg Rai si sforzino (invano) di farci credere l'esatto contrario. E cioè che la scuola sia passata, non già dalla brace alla padella, ma dalla tragica parentesi Gelmini alle irripetibili opportunità offerte a tutti dal governo Monti e dal ministro Profumo. A noi persone di buon senso, intanto, non resta che aspettare il tanto sospirato giorno in cui, nel discutere di scuola, l'oggetto principale del discorso saranno gli alunni, e non sempre gli insegnanti.