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Castigat ridendo mores

Se questa è una democrazia

Votiamo persone che di fatto non possono più decidere nulla. Un governo senza autonomia di spesa ha gli stessi poteri di un'assemblea di condominio. Sarebbe utile, oltre che onesto, che i candidati spiegassero ai cittadini questa banale verità.

Quando vi chiedete perché il governo non riesce a trovare le risorse per evitare l'aumento dell'Iva; quando vi sembra strano che il commissario europeo per le Finanze si rechi in Italia per dare consigli o per criticare l'abolizione di una determinata tassa (ricordate la ramanzina che ci fece Olli Rehn quando si iniziò a parlare di abolizione dell'Imu?)...beh...innanzitutto dovete sapere che non si tratta esattamente di suggerimenti o di critiche, ma di vere e proprie prescrizioni. Così come le scelte del governo in materia di gestione del bilancio pubblico non sono poi così libere, come ci si aspetterebbe in uno Stato democratico.
È importante sapere, infatti, che in base alle regole stabilite dal cosiddetto “Semestre europeo” e dal “Preventing Macroeconomic Imbalances”, istituiti nel 2010 con la firma di tutti i capi di Stato e di governo (presidente del Consiglio dell’epoca, Silvio Berlusconi), i governi devono sottoporre i loro bilanci sia alla Commissione europea che al Consiglio dei capi di Stato e di governo, ogni anno, nel mese di aprile. Come spiega Paolo Barnard, "la Commissione europea, organismo non eletto da nessuno, può infatti:
1) avere pieno controllo dei bilanci degli Stati persino prima che siano presentati ai parlamenti nazionali;
2) interferire nelle politiche nazionali di fisco, Stato sociale, lavoro, redditi;
3) imporre sanzioni pesanti agli Stati che non rispettano alla lettera i parametri previsti dai trattati;
4) fare pressioni allo scopo di indurre i governi a privatizzare beni pubblici, a tagliare posti di lavoro nel pubblico impiego, a introdurre regole di sempre maggiore competitività;
5) impedire le politiche di spesa in deficit oltre un limite assai ridotto."

L'Europact, firmato nel marzo del 2011, ha poi fornito indicazioni più esplicite sulle priorità degli interventi necessari per far quadrare i conti a ogni costo, anche ignorando le esigenze di crescita: dalle pensioni alle tasse, dai tagli ai servizi pubblici fino alle privatizzazioni a prezzi da "fuori tutto".

Non dimentichiamo inoltre un altro aspetto fondamentale. Non possedendo piú una propria valuta di Stato, i governi non hanno alcuna possibilità concreta di opporsi a decisioni che li penalizzano senza rischiare di vedersi chiudere i "rubinetti" della spesa; per non parlare poi del potere di ricatto enorme che i mercati finanziari hanno nei confronti di un governo senza portafoglio, e in quanto tale costretto a rispettare l'agenda politica dettata da chi gli fornisce i soldi per la spesa. 

Negli ultimi tempi è stato spesso menzionato il caso della Francia che nell'ultimo decennio ha sforato più volte i limiti di bilancio. Si faccia attenzione però: non è stata un'azione di forza francese, bensì una concessione che in modo del tutto arbitrario la Commissione europea (non il parlamento eletto dai cittadini, ma la Commissione non eletta da nessuno) fa ad alcuni stati e nega ad altri in seguito a una richiesta e dopo lunghe trattative.

Il fatto è che noi crediamo di vivere ancora in una democrazia, ma in realtà il governo dell’economia è in mano a una elite sovranazionale di tecnocrati che risponde a lobby finanziarie e grandi industriali e ad alcuni Stati in particolare come la Germania, di sicuro non ai cittadini. E i tecnocrati, a loro volta, hanno i loro uomini nei giornali e nei politici di professione. A questo punto è lecito chiedersi: esiste ancora quella democrazia che noi crediamo di esercitare attraverso il voto?

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