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Castigat ridendo mores

500 miliardi nei paradisi fiscali: quando andiamo a prenderli?

Almeno 180 si troverebbero nella sola Svizzera, con la quale Germania e Inghilterra hanno stretto un accordo. E noi? Tagliamo le pensioni e facciamo finta di nulla con chi non ha neppure utilizzato lo scudo?

L'altra faccia della rivolta fiscale si chiama "evasione scandalosa". Se lo Stato diventa sempre più vessatorio (soprattutto nei confronti dei cittadini onesti), facendo maturare quella percezione di intollerabile ingiustizia che nel precedente articolo ha indotto l'Attaccabrighe a proporre addirittura una rivolta fiscale, non è dovuto solo al fatto che la spesa pubblica improduttiva è troppo alta. Esiste anche il problema dei troppi connazionali farabutti che continuano a farla franca a nostre spese.
A tal proposito, non sarà il caso di prendere in considerazione l'idea di chiedere una rogatoria internazionale ad alcuni dei più grossi paradisi fiscali sparsi sul globo, e andare finalmente a pizzicare le montagne di denaro che molti nostri compatrioti vi nascondono? No, perché se dobbiamo tagliare le pensioni alle vecchiette o pagare la benzina come oro colato, e poi vedere gente con il villone andare oltrefrontiera per nascondere i propri capitali nei caveau elvetici, vuol dire che alle porcherie non c'è proprio limite. E confermerebbe il fatto che l'appello alla rivolta è più che giustificato.
Anche perché - particolare non trascurabile - a coloro che hanno frodato lo Stato nascondendo soldi e patrimoni nei 63 paradisi fiscali "censiti" dall'Ocse (clicca sulla cartina a lato) è stata data l'opportunità di mettersi in regola, con tanto di garanzia di anonimato. Quello che è stato chiamato "scudo fiscale", in realtà, è un condono bello e buono, dal momento che si potevano rimpatriare attività finanziarie e patrimoniali a fronte del solo pagamento di una somma del 5 per cento a titolo di imposta e sanzioni, mentre in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, tanto per intenderci, chi ha voluto regolarizzare i capitali esportati ha dovuto pagare in toto le imposte evase negli anni precedenti.
Tutto ciò, ovviamente, si aggiunge al fatto che riportare i soldi in Italia significava, per gli anonimi evasori, evitare possibili condanne fino a sei anni di carcere, per vari reati tributari e non solo. Ebbene, sapete quanti soldi sono rientrati? 85 miliardi di euro, che all'erario hanno fruttato circa 4 miliardi di entrate immediate. Ma sapete a quanto ammontano i capitali italiani nascosti nei paradisi fiscali del mondo? Secondo stime per ovvi motivi approssimative, sarebbero circa 500 miliardi, di cui non meno di 180 nella sola Svizzera. Si badi bene al fatto che si tratta solo di stime, visto che secondo alcuni esperti potrebbero essere anche il doppio, in particolare quelli portati in Svizzera, nelle cui banche potrebbero esserci addirittura 300 miliardi di euro italiani.
D'altra parte è risaputo in tutta Europa (e in particolare lo sanno i nostri vicini confederati) che la Svizzera la manteniamo noi. Tremonti ci aveva provato a fare il duro, arrivando addirittira a minacciare la richiesta di una rogatoria, ma ha dovuto desistere in seguito a pressioni ricevute da più parti, soprattutto dalla Lega.
Figuriamoci, i nostri politici sono di una pavidità penosa. Che tuttavia faranno bene a vincere (tecnici e non), perché il popolo bue è incazzato come non mai e questo per loro non prelude a nulla di buono. L'iniziativa di Germania e Gran Bretagna, oltretutto, potrebbe metterli all'angolo.
Inglesi e Tedeschi, infatti, hanno stretto con la Svizzera un accordo che prevede la creazione di una nuova imposta alla fonte e anonima - più articolata rispetto all'attuale euroritenuta in vigore per tutti i cittadini Ue - per i cittadini tedeschi e inglesi che hanno capitali non dichiarati in Svizzera. Questa imposta permetterebbe di sanare le situazioni attuali di evasione, che d'ora in poi saranno soggette ad imposizione fiscale, seppur mantenendo le norme elvetiche sul segreto bancario.
Secondo alcune indescrezioni anche l'Italia sarebbe pronta ad avviare trattative in questo senso con i vicini confederati. Considerando una media di 180 miliardi di redditi parcheggiati oltre confine nel corso degli anni, e applicando un'aliquota Irpef media del 33 per cento, l'Agenzia delle Entrate incasserebbe circa 60 miliardi. Altro che Ici. E comunque, semmai questa ipotesi si concretizzasse, è necessario accelerare i tempi pachidermici della politica, del tutto imparagonabili a quelli dei furbetti di casa nostra. Il via vai dei nostri connazionali oltrefrontiera, infatti, è cominciato da parecchi mesi. E una volta trasferiti dal conto bancario alle cassette di sicurezza, quei soldi non li prende più neanche Lupin. 
      

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