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Castigat ridendo mores

Silvio kamikaze: farà saltare governo e paese

Pur di non piegarsi ai diktat del Pd e alle manovre occulte di Napolitano, farà cadere il governo e resterà senza immunità. Ridicole le accuse di irresponsabilità: la crisi è inarrestabile e ci vuole molto più di un governicchio per arginarla

Berlusconi potrebbe salvarsi il deretano in cinque minuti. Le vie d'uscita ci sono, basterebbe piegarsi al volere del Pd e di Napolitano e il Cav non farebbe neanche un giorno di galera. Molti, a sinistra, erano convinti di liberarsi per sempre dell'arcinemico: i più "collaborativi" erano pronti a garantirgli ogni possibile salvacondotto giudiziario in cambio dell'autoesclusione dalla scena politica, i più intransigenti invece vorrebbero sfruttare la condanna a un anno di reclusione per toglierlo di mezzo anche politicamente. Senonché Silvio, dopo due settimane drammatiche, ha improvvisamente svestito i panni della colomba per trasformarsi in falco. Un falco pericolosamente kamikaze.
 
Facciamo ordine. Non è stata solo la recente condanna in Cassazione a scatenare la voglia di Berlusconi di far saltare come un tappo gli equilibri faticosamente costruiti negli ultimi mesi. A indurlo a questa scelta sono stati i diktat di Napolitano e soprattutto le minacce del Pd, il quale ha deciso di cogliere la palla al balzo e di sfruttare la condanna penale del Cav per estrometterlo dal Senato appellandosi alla recente legge Severino. In realtà, tutti i giuristi hanno fatto rilevare che l'incandidabilità non è automatica in presenza di una condanna, dipende dai casi. Perciò se il prossimo 9 settembre dovesse essere votata la decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore, si tratterebbe di una scelta tutta politica.
 
Le conseguenze per il Cav sarebbero nefaste. Privato dell'agibilità politica e soprattutto delle poche forme di immunità che gli garantisce la carica di parlamentare, potrebbe ritrovarsi in balia delle procure, una delle quali, quella di Napoli (dove è indagato per la vicenda della presunta compravendita di parlamentari), sarebbe pronta - si vocifera - a spiccare un mandato d'arresto nei suoi confronti.
 
Proprio su questo deve aver fatto leva il presidente Napolitano, che nel suo criptico comunicato ha lasciato trapelare la possibilità di concedere la grazia a Berlusconi, il che escluderebbe automaticamente il rischio di espulsione dal Senato. Quello che Napolitano non ha detto ma che si intuiva comunque, è che per ottenere la grazia il Cav dovrebbe abbandonare la leadership del centrodestra chiudendo una volta per tutte la lunga stagione politica che lo ha visto protagonista. In parole povere, l'offerta del Capo dello Stato è questa: "Io ti concedo la grazia, tu in cambio assicuri sostegno assoluto al governo di larghe intese pro-euro e pro-austerity e dopodiché ti metti in un angolino zitto zitto". Risulta evidente, a questo punto, che anche il Pd, al di là delle schermaglie e delle minacce, alla lunga si allineerebbe a questa proposta, ammesso che non l'abbia già sposata in pieno.
 
Chiunque, nella posizione di Silvio, avrebbe accettato. Perché i procedimenti giudiziari ancora aperti sono tanti, perché l'età avanza, perché le aziende di famiglia hanno guadagnato parecchio in borsa grazie alla maggiore stabilità favorita dalle larghe intese. Ma Berlusconi no. Il leader di Forza Italia preferirà correre il rischio di essere travolto dalle procure piuttosto che piegarsi al volere degli ex comunisti. D'altra parte, è grazie a lui se si è riusciti a trovare l'accordo per la rielezione di Napolitano ed è sempre grazie a lui se l'Italia oggi ha uno straccio di governo. A maggior ragione Berlusconi non accetta di venire relegato nel dimenticatoio con la minaccia di essere mandato in pasto ai pm d'assalto, per di più dopo l'ennesima condanna basata su un'accusa ritenuta (forse non a torto) assurda, come quella di aver frodato la propria azienda, quella che lui stesso ha creato e che oggi i suoi figli dirigono. Perciò l'ordine impartito ai suoi (o a chi dei suoi è disposto a seguirlo) è stato chiaro: se sarà votata la sua decadenza da senatore, tutti i ministri del PdL rassegneranno le dimissioni e la sorte del governo Letta sarà segnata.

L'obiettivo, a quel punto, saranno le elezioni immediate, con quale centrodestra e con quale leadership non si sa. Il tutto porterà ad un inevitabile e lungo braccio di ferro con Napolitano, il quale sta già apparecchiando tutto per evitare il voto anticipato, come dimostra la nomina di quattro senatori a vita che non faranno mancare il loro appoggio ad un Letta-bis sostenuto da tutto e di più. Re Giorgio, insomma, continua ad essere il punto di riferimento più sicuro per quei poteri extranazionali che mirano a controllare l'Italia dall'alto, in barba alla sovranità popolare; e considerando la forza dell'apparato politico e mediatico di cui dispongono costoro, serve un'impresa da titani per rovinare i piani di Napolitano e portare l'Italia al voto prima del 2015. 
 
Quanto alle accuse di irresponsabilità che da più parti stanno già piovendo sul Cav, è evidente quanto queste siano ridicole. La crisi economica che stiamo vivendo è inarrestabile e, come questo blog ha cercato tante volte di spiegare, non saranno certo i raffazzonati ed immobili governi di "grossa coalizione" ad arginarla. Occorre molto di più, bisogna ribellarsi ai parametri di bilancio imposti dagli accordi europei sulla moneta unica. L'Europa intera ha bisogno di libertà, libertà di indebitarsi per andare in soccorso di un'economia sull'orlo del soffocamento. Ci vuole un coraggio da leoni, altro che governicchi che ci impiegano un anno ad abolire mezza tassa.  


Ho fatto un sogno impossibile

L'Italia ha bisogno di una catarsi. Ecco come ciò potrebbe avvenire in tempi incredibilmente brevi
 

Ho fatto un sogno impossibile. Il Partito democratico fa cadere il governo Letta perché non può essere l'alleato di un pregiudicato. L'accordo Pd-grillini non regge, anzi, non viene nemmeno raggiunto perché Renzi ovviamente lo fa saltare.
 
Si torna a votare con l'attuale legge elettorale, che però impedisce la formazione di una maggioranza di governo. L'Italia rimane nuovamente senza un esecutivo, trascorrono settimane di caos, l'economia stenta a riprendersi.
Si rende necessario l'intervento della Trojka, il super governo europeo che mette al potere propri fantocci, esattamente come accaduto in Grecia. È proprio l'esperienza del paese ellenico a scatenare l'immediata ostilità degli italiani, tanto che le manifestazioni di protesta nelle piazze, all’inizio tenute sotto controllo, diventano sempre più violente. Scoppia la rivoluzione contro il governo della Trojka, contro i governi sovranazionali occulti, contro la moneta unica, insomma contro tutto ciò che è all'origine del disastro economico e di molti degli attuali mali dell'Italia. La miccia della sollevazione accesa da noi dilaga rapidamente in tutti i paesi del Sud Europa. 
 
È la catarsi tanto attesa, l'unica via d'uscita dalla catastrofe comunque incombente. Un sogno, forse impossibile.