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Castigat ridendo mores

La bufala del modello energetico tedesco

Le centrali nucleari saranno sostituite da 26 impianti a carbone, di cui la Germania è uno dei principali fornitori mondiali. Ma il carbone non è più inquinante dell'atomo?


In occasione del referendum è stato uno dei cavalli di battaglia degli anti-nuclearisti: seguire l'esempio della Germania che entro il 2022 rinuncerà all'atomo, dismettendo le proprie centrali elettronucleari. Nel frattempo, i tedeschi cercheranno di raggiungere l'ambizioso obiettivo di portare la produzione di energia derivata da fonti rinnovabili al 40 per cento, quindi ben oltre il 20 che si è proposto l'Unione europea.
Tutto vero, tutto bello. Peccato però che le "Repubbliche" e i "Corrieri" di casa nostra si siano dimenticati (si fa per dire) che la Germania ha in programma, già dal 2009 (2009), la realizzazione di 26 nuove centrali a carbone, il che comporterà l'ulteriore sfruttamento di una fonte il cui impatto ambientale, come noto, non è certo quello del mulino bianco.
Le mezze verità, come le bugie, hanno le gambe corte. Questo aspetto del piano energetico varato dalla Merkel era noto da tempo, ma sfido chiunque a trovarne notizia sui quotidiani o su internet nei giorni precedenti al referendum.
E' inutile, comunque, dilungarsi in polemiche sterili. Ciò che più conta è cercare di capire come va il mondo, non quello dei sogni, ma quello reale dei Paesi industrializzati. Già la notizia che Obama avesse stanziato fondi per la costruzione di un certo numero di nuove centrali nucleari (15/20) aveva fatto vacillare la venerazione di cui era oggetto il presidente americano da parte dei fanatici dellla "green economy". E forse proprio per questa ragione gli stessi fanatici hanno preferito chiudere un occhio sullo scempio tedesco.
Già, perché di uno scempio ambientale si tratta. Il carbone, infatti, al pari di tutti i combustibili fossili, causa un aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica e di polveri sottili, oltre a contenere tracce di elementi come l’arsenico, il mercurio, l'uranio ed altri isotopi radioattivi. Anche in Italia ne sappiamo qualcosa, in particolare dalle parti di Brindisi, dove secondo un'indagine del Wwf, l'impianto Enel di Cerano assorbe, da solo, il dieci per cento di tutte le quote di emissione disponibili per il settore termoelettrico. Una centrale a carbone, in generale, durante il suo funzionamento emette nell’aria più radioattività di quella che emette una centrale nucleare di pari potenza. Insomma, di fronte all'installazione di un impianto a carbone, persino i più insensibili alle tematiche ambientali potrebbero fare le barricate. E a tal proposito, già in agosto si sono verificate delle manifestazioni di protesta nel Nord della Germania contro una centrale prevista nei pressi di Amburgo. 
In definitiva, il modello tedesco, rappresentato come un esempio da seguire, più che un modello "green", sembra un modello "real", nel senso di realistico. Solo l'Italia, infatti, si permette il lusso di rinunciare a tutto, puntando solo sulle importazioni e su un "futuribile" sviluppo delle energie rinnovabili. In Germania, invece, dove sono abituati a produrre in casa più del 50 per cento dell'energia consumata, la Merkel non poteva raccontare ai propri connazionali che da un giorno all'altro la percentuale di autosufficienza si sarebbe ridotta drasticamente.
Per questa ragione il nucleare, in Germania, verrà rimpiazzato da 26 impianti termoelettrici a carbone, di cui il sottosuolo tedesco è ricco (anche se preferiscono importarne una grossa parte per non esaurire le risorse interne). Peraltro, pare che i siti individuati non si trovino tutti sul territorio nazionale. La Polonia, per esempio, avrebbe già accettato la proposta di far realizzare in Alta Slesia, all'interno dei propri confini, una mega-centrale.
Più "real" di così...

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