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Castigat ridendo mores

Berlusconi-Gheddafi: il Cav cercò di difendere gli interessi dell'Italia

Sulla cattura del dittatore di Tripoli si è giocata una partita senza esclusione di colpi. La posta in palio non era la libertà dei libici, ma il petrolio

Una fonte dei Servizi segreti ha rivelato al Fatto Quotidiano che durante la crisi libica l'allora premier Silvio Berlusconi voleva sapere dagli 007 se era possibile eliminare Muammar Gheddafi. "Il premier italiano si preoccupava di allontanare da sé l’ombra del tiranno con cui aveva avuto rapporti molto stretti”, riporta il giornale, ma probabilmente tutta la vicenda è molto più complessa.

Lo scoop, in realtà, sorprende relativamente, per quanto l'ex premier abbia smentito duramente le accuse. Per saperne di più sulla situazione del Cav e dell’Italia circa i rapporti con le altre potenze, basta leggere l’ultimo articolo dell’Attaccabrighe. Occorre ricordare che Berlusconi ha stipulato accordi assai vantaggiosi con Russia e Libia per le forniture di gas e petrolio all'Italia, dando vita ad un vero e proprio asse con Putin e Gheddafi, cosa che ovviamente non piaceva né agli americani nell'ottica della guerra energetica con i russi, né all'Ue, anche perché era in contrasto con l'idea di costruire un gasdotto (il Nabucco) che dovrebbe portare in Europa il gas dell'Azerbaijan e del Turkmenistan senza passare dalla Russia.

Per farla breve, Ue e Usa vorrebbero che l'Europa fosse meno dipendente dal gas russo, mentre invece Berlusconi andava esattamente nella direzione opposta, anche perché per l’Italia i vantaggi sarebbero stati notevoli. A far irritare ancora di più gli americani è stata l’intermediazione attuata da Berlusconi affinché i russi mettessero le mani su alcuni giacimenti in Libia. Stando così le cose, non è escluso che anche le vicissitudini giudiziarie dell'ex premier siano legate a questi fatti.

Tornando agli 007, è possibile che Silvio volesse far catturare Gheddafi (uccidere sembra francamente troppo) prima che francesi e americani arrivassero in Libia, per poi far passare l'uccisione del dittatore come un atto dei rivoltosi di Tripoli. Così avrebbe potuto difendere gli affari fatti dall'Eni e altre aziende italiane nel paese nordafricano, evitando intromissioni francesi e americane, e magari salvaguardando anche la propria immagine da eventuali accuse legate a certi rapporti amichevoli con Gheddafi.

Sappiamo poi che le cose sono andate diversamente: il dittatore è stato eliminato grazie all'intervento diretto di americani e francesi, e questi ultimi si sono subito inseriti laddove prima le aziende italiane spadroneggiavano. Quanto invece a presunte vicende personali di Berlusconi, non è più uscito nulla, o per lo meno nulla di pruriginoso. La verità è che sulla cattura di Gheddafi si è disputata una gara senza esclusione di colpi. La posta in palio non era la libertà dei libici, ma il petrolio e la guerra energetica tra Usa e Russia in cui l'Italia, che dipende interamente dalle importazioni, ha giocato autonomamente la propria partita, cercando poi di non finire stritolata nello scontro fra i due giganti.

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