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Castigat ridendo mores

La protesta di un lettore: "Bloccato a Cagliari a causa dello sciopero, 400 euro per tornare a casa"

E a qualche famiglia con i bambini va ancora peggio: soldi insufficienti per comprare il biglietto nuovo e col vecchio tutto pieno fino al 12 settembre. Intanto in Parlamento la manovra si avvicina all'approvazione: ma questa norma sui contratti di lavoro era proprio necessaria?


Che lo sciopero generale indetto dalla Cgil fosse una cialtronata non c'erano dubbi. Magari i dati dell'affluenza (al momento sembra buona) indurranno qualcuno a riflettere, soprattutto su certe norme discutibili inserite nella Manovra nelle ultime ore (ne parleremo più avanti). Ma sul fatto che uno sciopero sia quanto di più dannoso ci possa essere per il Paese in questo momento sono tutti d'accordo, tranne la sinistra radicale e Bersani (dire il Pd sarebbe troppo).
Al di là delle considerazioni che si possono fare sulla produttività, che in questo momento andrebbe semmai incrementata, e non abbassata con inutili scioperi, non bisogna dimenticare i disagi che i cittadini sono costretti, loro malgrado, a subire, soprattutto nei trasporti pubblici.
Una lettera inviataci poco fa da un lettore ci parla di situazioni allucinanti. Aeroporto di Cagliari, ritorno dalle vacanze. Aerei fermi e i passeggeri si trovano di fronte ad una scelta: comprare un nuovo biglietto a prezzi da salasso in attesa del primo aereo in partenza (quasi sicuramente non prima di domani) o utilizzare il titolo di viaggio precedentemente acquistato, ma con aerei in partenza fra tre, quattro, cinque giorni, in alcuni casi persino una settimana, perché i posti in quelli che partono prima sono già tutti prenotati. La coppia di coniugi che ci ha inviato la segnalazione decide di acquistare il nuovo biglietto per motivi di lavoro. Notte in aeroporto e partenza domani. Ma loro sono in due e bene o male se lo possono permettere. Molto peggio va a qualche famiglia con figli: troppo costoso comprare quattro biglietti, si partirà con quelli già prenotati, ma il 10 settembre, in alcuni casi l'11 o il 12.
La Cgil è retrò, si sa. Anzi, roba da preistoria. Ogni giorno che passa è sempre più isolata e con questo sciopero, probabilmente, si è autoinferta il colpo di grazia. Attenzione, però, a non sottovalutare l'ira dei cittadini, e non solo di quelli che hanno aderito allo sciopero (peraltro abbastanza numerosi). Perché dall'altra parte della barricata ci sono un governo e una maggioranza che, se in Italia ci fosse un'opposizione degna di questo nome, dovrebbero essere a casa già da un pezzo, alla luce di quanto è dannosa e confusionaria la manovra che si accingono a far approvare.
L'ultima è quella sui nuovi contratti che le aziende potranno fare in deroga a quello collettivo nazionale, con maggiori possibilità di licenziare. Certamente non è insensato pensare a contratti territoriali sul modello americano, ma una domanda sorge spontanea: al di là dell'allarmismo fuori luogo diffuso dai soliti media e che l'ex sindacalista Giuliano Cazzola smentisce in questa intervista http://www.tempi.it/cazzola-libert-di-licenziare-le-cose-non-stanno-proprio-cos, spiegando con grande competenza cosa contiene la nuova norma, al di là di questo, dicevamo, la domanda è: ma era proprio necessario in un momento come questo accanirsi con i lavoratori? Come se la flessibilità nel mercato del lavoro non fosse già abbastanza spinta, come se i sacrifici imposti ai cittadini, con questa Finanziaria, non fossero già troppi, come se in questo momento in Italia ci fosse bisogno di indebolire proprio la posizione dei lavoratori dipendenti. Il tutto mentre si assiste, sempre più basiti, ad un governo che alterna misure di stampo socialista ad altre improntate ad un liberismo reaganiano. Seconda domanda: ma questi ci sono o ci fanno?

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