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Castigat ridendo mores

Non dimenticheremo quel pomeriggio. E purtroppo neanche le stupidaggini complottiste

L'attentato alle Torri gemelle è stato l'evento più sconvolgente della storia recente. Ma anche le teorie che ha generato possono essere considerate a dir poco allucinanti. E il peggio è che molti ci hanno creduto e ci credono ancora
 
Di quel giorno di fine estate del 2001 resta nella memoria il sentimento di incredulità, la sensazione di trovarsi in uno di quei film a cui proprio il cinema americano ci aveva abituati. Di quel pomeriggio dell'11 settembre 2001 ricorderemo le dirette televisive e le immagini scioccanti di persone che si lanciavano dalle finestre dei grattacieli. I crolli, le macerie, le immagini di festeggiamenti deliranti in alcune piazze arabe...i commenti con gli amici, con i quali non si parlò d'altro fino a tarda sera.

Di questo decennio che, tra globalizzazione, terrorismo, crisi delle banche americane e delle borse, precarietà nel lavoro, caro-mutui, carovita, caro-petrolio, caro-oro, caroeuro, ci ha portato in dote un mondo letteralmente impazzito, quell'attacco terroristico è stato l'evento simbolo, forse la madre di tutti i guai dell'Occidente.

Un mondo impazzito dicevamo. Come impazzita è anche la circolazione delle notizie, grazie a Internet e ai media digitali, con tutti i benefici che ne sono conseguiti in termini di informazione dell'opinione pubblica, ma anche con tutti i tranelli e le "sole" nelle quali inevitabilmente ci imbattiamo.
E non c'è dubbio che, in fatto di teorie cospirazioniste e relative panzane, nessun fatto ne abbia generate così tante (anche al di fuori del web) come gli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono, tanto che è pressoché impossibile classificarle tutte e assegnare il triste premio della più campata in aria.
Mentre ieri, in occasione del decimo anniversario dell'attentato, si svolgevano le celebrazioni commemorative, un pensiero è andato alle decine di dibattiti televisivi e articoli (persino film) attraverso i quali negli anni sono state formulate le teorie più ardite circa l'ipotesi di attentati progettati dagli stessi americani su ordine della Casa Bianca, allo scopo di giustificare il successivo intervento militare in Medio-Oriente. Dalla mancata intercettazione degli aerei dirottati, alla demolizione controllata delle Torri, dagli esplosivi piazzati prima all'interno dei grattacieli al missile lanciato contro il Pentagono, è un delirio di ricostruzioni così fantasiose che manco nei cartoni animati giapponesi.
Non c'è da sorprendersi comunque. La facilità con la quale le teorie del complotto fanno breccia nell'opinione pubblica non è un fatto nuovo, anzi appartiene a tutte le culture di tutte le epoche storiche. In un certo senso, il complotto fornisce una spiegazione apparentemente razionale a fatti sconvolgenti che sembrerebbero inspiegabili. Quindi nulla di strano se un americano su tre, nel 2006, aveva dei dubbi sul fatto che le stragi dell'11 settembre fossero state realmente orchestrate da Al Qaeda e da Osama Bin Laden. E quindi niente di anormale se per anni l'opinione pubblica si sia lasciata convincere da ipotesi strampalate, senza nemmeno consultare (o consultando solo superficialmente) ricostruzioni documentatissime e, come insegna il principio del rasoio di Occam ("non occorre rendere complesso ciò che all'evidenza è semplice"), immediate e facili da capire (a tal proposito, due le suggerisce l'Attaccabrighe: puntata di Matrix dell'11 settembre 2006 e lo speciale su Focus n° 172 del gennaio 2007).
Ognuno creda quello che vuole. Però che pena assistere allo spettacolo di giornalisti affermati che spacciano per verità teorie tecnicamente inconsistenti, sapendo che solo una piccola parte dell'opinione pubblica si prenderà la briga di verificarne il fondamento, cercando risposte documentate.
Lo abbiamo visto col 2012, col presunto finto allunaggio dell'Apollo 11, con le tesi catastrofiste sull'ambiente e via fantasticando. Il che non vuol dire che tutte le teorie cospirazioniste siano sbagliate a priori. Il problema semmai è che, come detto prima, molto spesso è l'opinione pubblica a prenderle per buone acriticamente. E chissà quanti intellettuali con la verità in tasca si sono arricchiti (e si arricchiranno ancora) facendo leva sulle nostre paure.    

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