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Castigat ridendo mores

"Facciamo una rivoluzione contro il Cavaliere"

Pubblichiamo uno stralcio del botta e risposta tra Giampaolo Pansa e Maria Giovanna Maglie, apparso su Libero di oggi. Il primo chiede al centrodestra la rivolta contro il leader, la seconda crede ancora in Berlusconi


[...] "Ma allora è vero quanto avevano detto la sinistre dopo la nomina di Alfano. Ossia che Silvio aveva messo a guidare il partito un suo replicante o un manichino. Mi domando che cosa ne pensino Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, per citare soltanto tre big del centro-destra. Li conosco da anni. Non sono degli sciocchi. E sanno che il loro re è nudo. Eppure sembrano paralizzati. Per lealtà verso Berlusconi. O perché sanno che senza di lui il Pdl crollerebbe di colpo, come una castello di carte da gioco.  La crisi del centro-destra è testimoniata anche da qualche novità imbarazzante.
L’ultima è di ieri. Intervistato da Repubblica, Giuseppe Pisanu, senatore del Pdl e presidente della Commissione antimafia, ha chiesto a Berlusconi di «fare un passo indietro», ossia di dimettersi. Per favorire l’arrivo di «un governo di larghe intese». Credo di poter dire che non da oggi Pisanu la pensa così. Se ha creduto bene di parlarne con il giornale più avverso a Berlusconi, significa che nel Pdl il clima si è fatto irrespirabile. E la crisi della coalizione moderata è priva di sbocchi.
[...] Dunque una soluzione va trovata e in fretta. E non credo consista in un nuove elezioni generali. L’assalto dei mercati diventerebbe ancora più feroce. Per evitare questa sciagura, o sperare di attenuarla, occorre una fase intermedia. È quella che in un mio vecchio Bestiario su Libero ho chiamato la fase del governo tecnico. Un esecutivo lontano dagli interessi elettorali che rendono vana ogni riforma. Guidato da una personalità decisa dal Presidente della Repubblica. E composto anche da politici, tanto della maggioranza che dell’opposizione. So bene che sembra un’impresa titanica. Anche perché ha come condizione primaria l’uscita di scena di Berlusconi e di Bossi. Loro faranno di tutto per impedirla. Rispetto al leader leghista, il Cavaliere ha pure un motivo in più per non accettare questa soluzione: le inchieste giudiziarie che lo affliggono e i processi che lo aspettano. Senza lo scudo di Palazzo Chigi, si troverebbe in balìa dei suoi nemici. Ma la crisi che incalza l’Italia ci rende insensibili ai problemi giudiziari e personali di Berlusconi. Per tutti noi i rischi sono enormi. Sappiamo bene che cosa accadrebbe se anche il nostro Stato fallisse come è accaduto in Grecia.
Proviamo a immaginare che un certo giorno il governo non riesca a pagare gli stipendi agli statali e i milioni di pensioni che il 27 di ogni mese vengono erogate. Il famoso default di cui tanto si parla è questo: l’impossibilità di onorare gli impegni assunti con chi ha lavorato per te.
E c’è uno scenario ancora più orrendo. L’ha evocato Pisanu nell’ultima riga della sua intervista (su Repubblica ndr): le piazze in rivolta. Lui non è l’unico a temere questo sbocco crudele della crisi politica e finanziaria. Anch’io ci penso e ne scrivo spesso, per l’esperienza che ho fatto negli anni Settanta o Ottanta. Ma oggi potrebbe andare molto peggio. Da tempo, le fiammate di ribellismo sono frequenti. Tuttavia riguardano soltanto gruppi isolati di antagonisti che per ora vengono tenuti a bada dalle forze dell’ordine. Però non so che cosa accadrebbe se a questi nuclei di violenti si unissero migliaia di cittadini che si ritengono danneggiati dalla gestione della crisi.
In quel caso disgraziato, avremmo di fronte non soltanto le piazze dei cosiddetti indignati, bensì un esercito di gente disperata. Che, a torto o a ragione, vuole distruggere il nemico, ossia lo Stato repubblicano. È per questo che scruto con apprensione il futuro del Paese, che è anche il mio e delle persone che amo. Ed è ancora per questo che il rifiuto di Berlusconi e di Bossi a prendere atto che il loro ciclo è finito non risulta soltanto incomprensibile, ma rischia di diventare criminale." (Giampaolo Pansa)

E a seguire, ecco la seconda parte (quella più significativa) della risposta di Maria Giovanna Maglie
"SOGNO ANCORA UN PREMIER CHE SI RIBELLI E CAMBI QUESTO PAESE DI M...."
[...] "il Berlusca non lo vediamo e sentiamo sul serio da un mese, e bene farebbe prima o poi a spiegarci perché se non è d’accordo non caccia i ministri che non stima più.
La gogna fiscale l’ha tolta, lo ringrazio, ma poteva essere più chiaro prima che si scatenasse il casino. La persecuzione giudiziaria lo azzoppa, lo ammetto, ma i suoi vizi privati sono stati consegnati nelle mani di troppi delinquenti. La rivoluzione liberale non l’ha fatta, e fatico a rispondere agli amici, suoi elettori, al momento potenzialmente ex, che gli rimproverano di essersi rivelato un monopolista preoccupato soprattutto dei suoi interessi. Vorrei poterlo difendere, se fatico è perché la sostanza delle accuse è vera.
Ma questo mi conduce ancora una volta a rispondere al Maestro Pansa. Non serve cacciare uno che non sai come sostituire, non serve invocare un governo tecnocratico, se questo è e resta il Paese degli sprechi, delle corporazioni, del pezzo di carta, delle servitù, degli enti locali egoisti, dei travet malpagati che in cambio pretendono di lavorare poco e andare in pensione presto, delle donne sottovalutate e neglette che sono contente di essere trattate come esseri umani di serie B. Se questo resta il Paese delle tasse inique, tanto alte e irragionevoli, tanto pensate per spremere e non per aiutare chi metta denaro in circolazione, che evaderle, ecco sto per scriverlo, è giusto.
Abbiamo scritto fino alla nausea quel che basterebbe per una, cento manovre: tutti in pensione a 67 anni, o anche più tardi, subito; un mercato del lavoro totalmente liberalizzato; scioglimento degli ordini professionali e abolizione del valore legale del titolo di studio; vendita dello sterminato patrimonio pubblico inutilizzato, ceduto agli enti territoriali per destinare risorse ai servizi per i cittadini; una o al massimo due aliquote fiscali, e totale deducibilità delle spese. Tutto il resto, contributi di solidarietà, Iva e quant’altro, è fuffa, eppure è quel che si farà, perché questo è un Paese di merda, chi l’ha detto?" (Maria Giovanna Maglie)

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