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Castigat ridendo mores

Perché Grillo è totalmente inoffensivo per il sistema

Le premesse del grillismo erano ottime, ma manca una visione seria e credibile dell'economia, come dimostrano le pseudo-idee del comico. Un'accozzaglia di stupidaggini che qui smontiamo punto per punto e che lo rendono del tutto innocuo per il sistema contro cui bisogna lottare


Di Grillo si può dire tutto, tranne che non sia un uomo dotato di straordinario carisma e di grande capacità persuasiva. Un divulgatore abile come pochi, e da questo punto di vista i milioni di voti presi dal suo movimento, nonché i milioni di follower che può vantare sul suo blog e sui social non lasciano spazio al minimo dubbio.
Grillo ha intercettato un malessere che era, ed è al 99 per cento di carattere puramente economico. Le premesse della sua propaganda anti-sistema, peraltro, erano ottime: rivolta anti-euro, lotta contro le aristocrazie economiche e politiche, stimolo dei redditi più bassi e dei consumi, una diversa gestione del debito pubblico. Bene fin qui i titoli dei manifesti, peccato però che la sostanza sia un coacervo di idee che si contraddicono l'una con l'altra, un'accozzaglia di corbellerie economiche sparate tanto al chilo per accontentare istanze diverse ed inconciliabili e che, a conti fatti, lo rendono totalmente innocuo per il sistema contro cui oggi bisogna combattere. In un certo senso, anzi, Grillo dice cose che di fatto lo fanno apparire un uomo pro-sistema, esattamente come tanti altri paladini anti-sistema italiani. Ecco, punto per punto, la finta rivoluzione nella quale Grillo vorrebbe trascinare milioni di italiani, scusate il termine, un po' gonzi, un po' totalmente digiuni di macroeconomia. Vi renderete conto di quanto sia facile smontare in cinque minuti il programma economico (è già una parola grossa) di Grillo.

L'USCITA DALL'EURO
Già qui è un'operazione alquanto complicata capire il pensiero grillino, dal momento che sul tema il comico ha cambiato idea duecento volte. Bisogna uscire dall'eurozona, no, bisogna fare gli eurobond e se la Germania non li vuole è lei che deve uscire, va beh, facciamo un referendum. Il problema di Grillo è che, a sentirlo parlare o scrivere di euro, sembra che l'euro porti semplicemente sfiga, tutto qua. Una settimana fa, a Napoli, se ne è uscito con una perla che ci ha fatto sobbalzare: tornare alla lira per rendere i nostri prodotti più competitivi. Oddio! Siamo ancora alle famose svalutazioni competitive per favorire esportazioni a man bassa. Vale a dire: corsa sfrenata delle aziende per competere con paesi in cui il costo del lavoro è 1/3, 1/4, 1/5 dei paesi ricchi. Ma anche in una competizione tra paesi ricchi la corsa all'export ha solo due conseguenze: salari da fame e contrazione dei consumi interni, quest'ultima necessaria, altrimenti non resta più nulla da esportare (qui lo spiego più dettagliatamente). Il culto delle esportazioni è, praticamente, uno dei capisaldi del sistema disumano che sta uccidendo la nostra economia. Come può uno che si presenta come un paladino dell'antisistema auspicarne un uso ancora maggiore? Rispondetevi da soli.

IL DEBITO PUBBLICO
Altro tema caldo, direttamente collegato al primo, altra confusione. Da uno che si scaglia contro il modello economico dell'eurozona (anche se in maniera disordinata e sconclusionata) ci si aspetta che conseguentemente critichi ferocemente anche le ragioni per cui l'eurozona è nata: impedire agli Stati di creare ricchezza, attivo, avanzo, chiamatelo come volete, nell'unico modo con cui ciò è possibile, ovvero con il DEBITO dello Stato, quello che lo Stato fa nel momento in cui spende - creando direttamente o indirettamente dei redditi - più di quanto tassa, generando automaticamente ed aritmeticamente un attivo nell'economia di aziende-lavoratori-consumatori. In quest'ottica, quindi, il debito dello Stato non solo non è un male, ma è anzi un bene necessario (lo spiego qui). Ecco il vero motivo per cui è vitale abbandonare l'euro: la moneta unica europea, con i parametri di bilancio sottoscritti dagli Stati che l'hanno adottata, altro non è che l'esperimento più tragicamente riuscito di un modello economico che mira soltanto a imprigionare gli Stati in una camicia di forza, a renderli totalmente dipendenti dal mercato finanziario e dalle grandi multinazionali che puntano ad avere manodopera sottopagata. Uno Stato che non può indebitarsi è uno Stato che non può creare ricchezza a beneficio dei propri cittadini, non può risollevare l'economia, la sua democrazia è scritta solo sulla carta.
Cosa pensa invece Grillo del debito pubblico? Per lui è un problema, tanto che è arrivato addirittura a proporre una ristrutturazione del debito: vuol dire ripagare gli acquirenti dei nostri Bot, dei nostri Btp, a stock, una parte subito, una parte tra dieci anni e così via. Conseguenze? Ci può arrivare anche uno studente del secondo anno di Ragioneria: tassi alle stelle (i tassi sono i rendimenti che gli investitori richiedono in cambio dell'acquisto dei Bot) e perdita drammatica di credibilità per il sistema-paese (vedi Argentina del default o Grecia, hanno fatto praticamente la stessa cosa). Qui Grillo dimostra di capirci poco sul tema, e soprattutto le contraddizioni sfiorano il ridicolo. Il debito dello Stato, l'abbiamo detto, non è un problema, anzi, equivale fino all'ultimo centesimo alla ricchezza dell'economia reale. E questo vale ovviamente anche per chi acquista i titoli di Stato. Se io investo una somma per acquistare dei buoni postali, non ho un debito, bensì un credito nei confronti dello Stato, dunque una potenziale ricchezza che diventerà tale quando andrò a riscuotere la somma versata con gli interessi. Il debito pubblico, in definitiva, non esiste nemmeno, esiste semmai il credito pubblico. E se lo Stato non può ripagarti? Impossibile per uno Stato che ha la propria moneta, ecco un altro motivo per abbandonare l'eurozona. Grillo, anche qui, dimostra di essere una frana come campione dell'antisistema.

IL REDDITO DI CITTADINANZA
Man mano che si procede con l'analisi delle proposte di Grillo, la confusione aumenta in misura esponenziale. Il principale spauracchio agitato dai fanatici del sistema euro per convincerci tutti che il debito dello Stato è pericoloso, e che è meglio che gli Stati non utilizzino troppo lo strumento monetario per creare ricchezza (leggasi "stampare moneta"), come fanno tutti i paesi con moneta sovrana, è l'inflazione. Un pericolo inesistente, come ho spiegato negli articoli sopraccitati. Ebbene, ecco che Grillo invece propone l'unica cosa che veramente può creare inflazione: il reddito di cittadinanza, dare soldi senza produrre nulla, ovvero stimolare la domanda senza che ci sia un corrispondente aumento dell'offerta. Qui siamo all'Abc, ai rudimenti, biennio della scuola secondaria di secondo grado.
A dire il vero, Grillo non è l'unico ad avere simili idee. Non è forse quello che si fa in Italia da anni? E vi dirò di più: avete mai sentito la Commissione Ue lamentarsi del fatto che in Italia si spende troppo per cassa integrazione e indennità di disoccupazione? Si lamentano di tutto, ma di questa scelta dei nostri governi, mai. Il motivo è semplice: se quei soldi venissero dati dallo Stato ai disoccupati in cambio di una prestazione lavorativa, magari nei servizi alla persona o in quelli all'ambiente (due settori che ne hanno tanto bisogno), addio massa di disoccupati disposti a lavorare per quattro soldi, visto che queste persone, nei periodi di inoccupazione, un lavoro garantito ce l'avrebbero (e tra l'altro così verrebbe scongiurato quel pericolo di inflazione di cui parlavo prima, più domanda ma anche più offerta).
Qui Grillo si mostra di fatto organico a quelli che dice di voler distruggere, quei poteri finanziari e industriali ai quali fa comodo che sia lo Stato a tappare le falle, ad accollarsi i danni socio-economici della disoccupazione e della sottoccupazione. Si tratta del classico e micidiale duo "socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti". Un orrore che il contestatore Grillo dovrebbe attaccare a testa bassa. E lo fa pure, salvo poi dire le stesse cose del nemico.

SPOSTARE LA TASSAZIONE DAI REDDITI AI CONSUMI
Quando ho sentito questa, ho pensato che Renzi fosse entrato nel corpo di Grillo. Sembra di sentire Tremonti, Saccomanni, Van Rompuy, Olli Rehn: tassare meno i redditi e aumentare il prelievo sui consumi, dunque l'Iva. Su questo punto sarò breve: l'Iva in realtà è l'unica tassa che andrebbe totalmente cancellata, perché è la tassa in assoluto più distruttiva per l'economia. Essa infatti danneggia contemporaneamente produttori, venditori e consumatori, ma soprattutto tassa la ricchezza vera, che sono i beni e i servizi che compriamo. La ricchezza reale non sono certo i soldi, che sono solo uno strumento di pagamento. Se non li utilizzassimo mai, pur possedendone magari tantissimi, faremmo comunque una vita da pezzenti, mentre l'economia andrebbe a rotoli perché nessuno comprerebbe nulla, né beni né servizi. Sono questi ultimi, infatti, la vera ricchezza, e perciò devono essere completamente detassati. Grillo, invece, vorrebbe tassarli di più, esattamente come i suoi presunti nemici del sistema. Superfluo commentare oltre.

LA CASTA
Questa è una vera malattia che accomuna tutti noi italiani e certo Grillo non poteva non cavalcarla. Si può dire, anzi, che Grillo abbia costruito gran parte del suo successo proprio sulla rivolta alla cosiddetta "Casta". Gli italiani sono convinti, anche grazie a Grillo, ma non solo, che abolendo i privilegi della Casta l'economia nazionale si risolleverebbe, come per magia registrerebbe un attivo, un "+". Nell'articolo Ecco perché gli evasori e la "casta" non sottraggono nemmeno un euro alla ricchezza nazionale ho cercato di spiegare che questa è una gigantesca sciocchezza macroeconomica, basta aver frequentato le scuole elementari per capirlo. Un concittadino che si arricchisce in modo ingiusto o poco trasparente o disonesto reca certamente un danno agli altri, perché causa una situazione di iniquità: lui si arricchisce più di quanto dovrebbe o meriterebbe, altri suoi concittadini guadagnano così meno di quanto meriterebbero. Intervenendo per sanare questa ingiustizia, si farebbe un atto doveroso, ma l'intervento avrebbe un risvolto puramente microeconomico: -10 soldi per il cittadino X furbacchione, +10 soldi per il cittadino Y onesto, o distribuiti tra più cittadini onesti W, Y, Z. Ci sarebbe più giustizia, non c'è dubbio, ma il saldo macroeconomico per l'economia nazionale sarebbe esattamente uguale a zero, non c'è nessun attivo: rimane identico l'andamento dei consumi, della produzione, dell'occupazione, del Pil.
Grillo, da questo punto di vista, è esattamente uguale a Berlusconi perché dice le sue stesse fesserie: "Lo Stato costa troppo, lo Stato deve spendere meno". Ok, risultato: -10 spesa dello Stato + 10 redditi dei cittadini (in seguito ad abbassamento delle tasse), risultato uguale a 0. Sono d'accordo anch'io con la riduzione della spesa dello Stato e delle tasse, ma con questa operazione non si è creata nessuna ricchezza al netto. Ovviamente sono le stesse fesserie che dicono da anni anche nel Pd: "Lotta all'evasione per dare più soldi ai cittadini onesti o alle categorie svantaggiate". Non fa una grinza, ma il risultato finale macroeconomico sarà sempre zero, nessun attivo, quello che invece solo lo Stato può creare con il suo debito.

Ricapitolando: euro, debito, tasse sui consumi, indennità ai disoccupati, casta. Grillo, in definitiva, dice, con modalità diverse, le stesse castronerie di Renzi, le stesse baggianate di Berlusconi. Avalla, non sappiamo quanto consapevolmente, le politiche economicide dei tecnocrati internazionali. E pensare che le teorie che metterebbero fine all'olocausto economico, quelle elaborate dalla scuola Memmt, o "Economia di Mosler", Grillo le ha avute sul suo tavolo, le ha lette, le conosce, ma le ha volutamente ignorate. Se non altro, ora sapete qual è l'economia di Grillo, un rivoluzionario per finta che ai grandi poteri finanziari e industriali non farà neanche il solletico.

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