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Castigat ridendo mores

Economia ed Europa: gli italiani apatici che si lasciano sodomizzare

Alla spaventosa situazione socio-economica gli italiani sanno opporre solo reazioni velleitarie, come l'invidia per la ricchezza altrui o la rabbia contro la "casta". Inerti e indolenti, si rifiutano di capire l'economia e chiunque può facilmente abbindolarli

Sodomizzati e contenti, sono gli italiani (ma anche i greci, i francesi, gli spagnoli) del nostro tempo. Che vivano nella prosperità o nell'indigenza, che abbiano un lavoro remunerativo o che siano disoccupati, con un futuro garantito o privi di qualsiasi prospettiva, i nostri connazionali, mediamente, denotano più o meno tutti un'apatia e un'indolenza preoccupanti in relazione a ciò che accade attorno a loro. Non vorrei esagerare, ma non vado lontano dal vero dicendo che gli italiani suonano la lira mentre Roma brucia.

Alla spaventosa situazione socio-economica sappiamo opporre solo reazioni velleitarie, come l'invidia per la ricchezza altrui o la rabbia contro la "casta". Inerti e ignoranti, ci rifiutiamo di capire l'economia e chiunque può facilmente abbindolarci. Le élite ci hanno abilmente e pazientemente indottrinati a ragionare di economia in modo esclusivamente microeconomico e a nulla valgono gli sforzi di qualche intellettuale e giornalista di buona volontà nel tentativo di farci capire che l'economia non si riduce al solo contenitore pubblico-privato di aziende-lavoratori-consumatori, all'interno del quale nessuno può produrre ricchezza al netto poiché la ricchezza circola in tondo. Esiste anche il settore governativo, ossia lo Stato, di fatto l'unico soggetto abilitato ad azionare la leva che fa fluire denaro nel nostro contenitore. Quando lo Stato spende con la propria moneta, immette denaro nel nostro contenitore, generando la moneta che tutti noi usiamo e quindi, direttamente o indirettamente, TUTTI I REDDITI ESISTENTI; quando invece tassa, al contrario, preleva lo stesso denaro dal nostro contenitore. Se tassa esattamente quanto spende (cioè fa il PAREGGIO) a noi resta zero. Se invece tassa meno di quanto spende (cioè fa un DEBITO), il contenitore di aziende-lavoratori-consumatori registra un attivo, aritmeticamente. In un mondo normale, quello per esempio di tutti gli Stati del pianeta eccetto i 17 dell'Eurozona, l'economia funziona in questo modo. Nel mondo folle dell'Eurozona, purtroppo, questo meccanismo non può essere messo in atto, per due motivi: 1) nessuno Stato dell'Eurozona possiede l'Euro, il quale viene emesso dalla Bce e immesso direttamente nelle riserve dei mercati di capitali privati, da cui gli Stati lo devono prendere in prestito e restituirlo con tutti gli interessi; 2) conseguentemente a quanto scritto nel punto 1), gli Stati evitano di indebitarsi (e quindi di creare attivo nel nostro contenitore), anzi, per non correre il rischio si sono autoimposti un limite di debito annuo (deficit) che corrisponde al 3% del Pil (somma dei redditi lordi di tutti i cittadini); tale limite, peraltro, include anche gli interessi che gli Stati pagano sul debito pregresso (togliendo quella somma, quindi, gli Stati sono di fatto obbligati a produrre ogni anno un avanzo, quello che per esempio fa ininterrottamente lo Stato italiano dal 1992).
Tutta questa bella impalcatura è giustificata dal fatto che secondo gli inventori di questo sistema assurdo il debito dello Stato è un male, mentre noi qui abbiamo visto che invece è l'unico fattore di ricchezza, l'unica fonte di attivo per il contenitore non governativo, aziende-lavoratori-consumatori. Naturalmente, per coprire il debito lo Stato deve essere il proprietario-monopolista della moneta: prima lo Stato la spende generando i nostri redditi, e solo dopo ne preleva una parte (non il contrario, come tutti noi pensiamo). No moneta sovrana? Cambia tutto: lo Stato deve incassare esattamente quanto spende e di conseguenza è costretto al pareggio (e se ha un debito accumulato, deve fare addirittura l'avanzo).

Non mi dilungherò oltre sulla questione, anche perché ho i calli alle mani a furia di scrivere sempre le stesse cose (chi ne ha voglia può leggere gli altri articoli del blog, specie quelli più recenti). Questo excursus economico serve solo a dimostrare quello che il 90 per cento degli italiani non sa e si rifiuta di sapere.
Gli italiani, infatti, riducono l'economia al solo contenitore non governativo (in cui, fate attenzione, ci sono anche gli stipendi della classe politica), dove la ricchezza circola da un soggetto all'altro senza che nessuno possa crearne di nuova. E' una modalità di analisi economica piuttosto ingenua, che produce, in definitiva, due tipi di reazioni: quella, diciamo più "di sinistra", improntata all'invidia sociale, cioè all'ostilità contro chi possiede di più, peggio ancora se quell'arricchimento è avvenuto in modo poco trasparente. E quella, più di destra, caratterizzata dalla rabbia contro chi gestisce la cosa pubblica, considerata a sua volta fonte di redditi (diretti o indiretti) non meritati, sproporzionati rispetto all'effettivo lavoro svolto, quando non addirittura regalati. Dietro a entrambi i ragionamenti c'è l'incapacità di capire che si tratta di una lotta che avviene all'interno dello stesso contenitore. Il punto cruciale da comprendere riguarda il ruolo dello Stato, il quale ha due compiti: regolare l'equilibrio all'interno del nostro contenitore (possibilmente perseguendo l'obiettivo della giustizia sociale), ma anche immettervi più denaro di quanto ne preleva. E in questo lo Stato non deve avere limiti di alcun tipo.

Ci sono delle attenuanti in merito a questa nostra incapacità di pensare in modo macroeconomico. Siamo stati abituati a farlo, e nessuno, tra gli organi di informazione e la classe politica, cerca di invertire la tendenza. Il recente tweet della Moretti è esemplificativo in questo senso. Nel 2014 c'è ancora gente che va in giro a dire che un'uscita dall'Euro provocherebbe una pesante svalutazione della nostra eventuale, nuova moneta e un proporzionale aumento del debito. Non solo il debito non costituisce alcun tipo di problema per uno Stato che possiede la propria moneta sovrana, ma anche il fantasma della svalutazione è una castroneria olimpionica. Un'Italia che decidesse di tornare alla propria moneta, anzi, potrebbe ritrovarsi a dover gestire il problema opposto per via della corsa ad acquistare Lire in cambio di Euro, che tutti noi, volenti o nolenti, saremmo costretti a fare (anche gli operatori stranieri ovviamente). Sarebbe l'Euro, semmai, a svalutarsi, anche a causa dell'inevitabile perdita di credibilità conseguente all'uscita di uno Stato membro. Ma questo è solo uno degli spauracchi che, consapevolmente o meno, vengono agitati da chi detiene le leve dell'opinione pubblica. Da questo punto di vista siamo messi malissimo. Tra chi aborre l'idea di abbandonare l'Eurozona (Pd e Forza Italia), chi ne propugna l'uscita a giorni alterni (M5S) e chi vorrebbe uscirne ma per i motivi sbagliati (ancora M5S e Lega Nord, quest'ultima vorrebbe tornare alla Lira per svalutarla e favorire le esportazioni, il che è un po' come dire: ti do una cura contro il cancro e contemporaneamente inizi a fumare tre pacchetti di sigarette al giorno). Il grado di consapevolezza dei politici italiani riguardo a ciò che fanno e dicono sul tema-Euro, ma anche in relazione a ciò che hanno fatto nel momento in cui ci siamo entrati, è per me, devo ammetterlo, un vero rompicapo che mi fa ammattire. La logica mi porta a ipotizzare che si dividano tra ignoranti in buona fede (sostanzialmente al séguito) e altri che sono complici di questo sistema dall'appoggio del quale deriva l'unica loro fonte di legittimazione e di potere.
Infine ci sono gli organi di informazione, idem come sopra. Dai giornali cartacei alle loro edizioni on line, dai talk show ai tg televisivi, è tutto un continuo seminare di ignoranza economica nel popolo. Anche qui, il grado di consapevolezza è alquanto indecifrabile, lascio a voi il giudizio. Personalmente, sarei favorevole all'accensione di un immenso falò di giornali (un po' come i "roghi della vanità" di Savonarola) in cui bruciare simbolicamente tutta o quasi l'informazione italiana. In effetti sono veramente in pochissimi a salvarsi.
Per concludere, mi scuso, cari lettori, se vi ho annoiato con queste farneticazioni sul disastro che tutti noi stiamo vivendo. Ora, benestanti o indigenti, occupati o disoccupati, possiamo prepararci a quello che veramente ci interessa, l'happy hour o la partita, per poi guardare con rassegnato fatalismo le mirabolanti inchieste dei tg sugli indecenti sprechi della "casta", nonché i dibattiti in vista delle importantissime elezioni dell'importantissimo Parlamento europeo, l'unico parlamento della Storia che non ha potere legislativo, bensì solo consultivo. E ricordate, "è tutta colpa degli evasori fiscali e della casta!".                  

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