Sulla vittoria di Pd-Sel non ci sono ormai dubbi. Ma il centrosinistra rischia seriamente di non avere i numeri per governare e di dover cercare intese improbabili.
Se infatti a
livello nazionale vincerà sicuramente Bersani, che avrà così la maggioranza
alla Camera, la partita vera si gioca però al Senato, dove il premio di
maggioranza si assegna su base regionale e dove il centrosinistra, pur
prevalendo in gran parte delle regioni, difficilmente andrà oltre i 145-46 seggi.
Tutto dipenderà
non solo dall’esito nelle regioni più in bilico tra quelle in cui viene eletto
il maggior numero di senatori (Lombardia, Campania, Sicilia), ma anche da
quanti senatori riuscirà ad avere l'unico potenziale alleato di Bersani, ovvero
Monti, il quale in caso di exploit di Grillo rischia di scendere in diverse
regioni sotto la soglia minima dell'8%, lo sbarramento fissato al Senato per
chi si presenta con una lista unica (per le coalizioni invece è il 20%). Il
professore deve necessariamente ottenere almeno una quindicina di seggi
affinché Bersani possa disporre di una maggioranza decente per governare e non
rimanere appeso al voto dei senatori a vita (che peraltro attualmente sono solo
4).
L'altra
potenziale stampella del Pd potrebbe essere Ingroia, il quale però a livello
nazionale sembra essere accreditato di un 4-5%, ed è assai improbabile che
nelle due regioni in cui ha più seguito e dove potrebbe quindi conquistare dei
seggi al Senato, ossia Sicilia e Campania, possa raggiungere l'8%.
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