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Castigat ridendo mores

Questa è la fine di chi si schiera contro la sinistra

Da Craxi ad Andreotti, fino a Berlusconi, in Italia il destino di chi si oppone alla sinistra è ineluttabile. Mentre i comunisti o ex tali rimangono sempre immacolati, gli avversari, in un modo o nell'altro, finiscono alla sbarra


Probabilmente questa è la volta buona che la sinistra si liberi di Berlusconi. Ovviamente non alle urne, ma a colpi di sentenze giudiziarie e di tribunali parlamentari, come nella migliore tradizione italiana.
Non può sfuggire il fatto che il destino del Cavaliere sia molto simile a quello di due suoi illustri predecessori, due leader che durante la Prima Repubblica fecero dell'anticomunismo la loro bandiera, anche se non in maniera così viscerale come Berlusconi. Parliamo in ogni caso di tre oppositori tenaci della sinistra comunista, post-comunista e catto-comunista, che li ha visti sempre come irriducibili avversari, o meglio ancora, nemici. Anche perché alla sinistra, questi tre, hanno rifilato numerose batoste elettorali, a cominciare dal Cav, quasi un tabù, per non dire un incubo, nell'ultimo ventennio.
Il modo in cui è stato eliminato Berlusconi, ovvero con un combinato di persecuzione giudiziaria e giustizialismo parlamentare (e con un'applicazione retroattiva della legge sull'ineleggibilità a dir poco frettolosa, considerando che la Corte europea di Strasburgo potrebbe accogliere il ricorso dell'ex premier), ricorda molto da vicino sia la guerra giudiziaria a Craxi che le sconvolgenti accuse piovute su Andreotti.
Il primo fu trasformato dalla sinistra nel simbolo supremo della corruzione all'epoca di "Tangentopoli" e "Mani pulite"; il secondo invece fu travolto da accuse ai limiti dell'incredibile, come quelle rivoltegli da alcuni "pentiti" di mafia e che avrebbero dovuto dimostrare non già la sua vicinanza alla mafia, ma che era addirittura un affiliato ("puntutu", come disse un pentito). A queste si aggiunse l'accusa di essere stato il mandante di alcune delle più sanguinarie stragi terroristiche, non esclusa quella di via Fani. Nei processi è stato confermato a malapena il 5 per cento di tutto ciò, ma l'immagine di Andreotti (che comunque non ha scontato neanche un giorno di galera) è stata irrimediabilmente compromessa.
Craxi, invece, per sfuggire al carcere dovette scappare in Tunisia, dove poi sarebbe morto qualche anno dopo. Una fine orribile per un socialista fermamente anticomunista, e che dalla sinistra fu ricambiato con un odio tremendo, come dimostrò il lancio di monetine con cui fu bersagliato - non appena uscita la notizia dell'avviso di garanzia - all'uscita dell'hotel Raphael da alcuni militanti del Pds, che ancora ignoravano (e forse ignorano tuttora) le malefatte dei propri dirigenti e rappresentanti.
Ma dove era nata questa caccia ai nemici della sinistra? Tutto era cominciato alla fine degli anni '70 con la lotta al terrorismo, al termine della quale una parte della magistratura acquisì consapevolezza del proprio peso politico, maturando l'idea di una via giudiziaria al socialismo. Non sappiamo se ciò avvenne in combutta con lo stesso Pci, ma di sicuro la classe politica si lasciò scavalcare dalla magistratura, e quando se ne rese conto era ormai troppo tardi. Per dirla con l'ex magistrato Luciano Violante, uno dei fondatori del Pd, "la politica delegò alla magistratura questioni che erano di competenza della politica". Quando poi cadde il Muro di Berlino (1989) e svanì il pericolo sovietico, venne meno anche il ruolo di sentinelle anticomuniste ricoperto fino a quel momento dai partiti come la Democrazia Cristiana, e così quella parte della magistratura di cui sopra poté scatenare la lotta contro la corruzione, dalla quale ovviamente fu quasi totalmente risparmiato il Pci-Pds. A farne le spese, infatti, furono solo gli esponenti del pentapartito (Dci, Psi, Pli, Psdi, Pri), tanto che a colpi di inchieste e di arresti un'intera classe politica fu spazzata via, lasciando campo libero ai comunisti o ex tali.
Berlusconi, all'inizio, come altri importanti editori, era un alleato dei magistrati del pool di Milano, visto che possedeva televisioni e giornali, ossia delle armi letali, se ben combinate con le inchieste giudiziarie. Quello che però i magistrati non avevano previsto era che Berlusconi scendesse in campo proprio contro la sinistra, ovvero contro l'unico partito superstite e quindi già arci-sicuro di vincere. Da quel momento divenne lui il nemico numero uno, in una caccia che è durata vent'anni, e che forse ancora non è finita, anche perché il Cavaliere è sempre riuscito a difendersi non con le leggi ad personam, come blaterano i comunisti, ma con le armi della democrazia, cioé prendendo i voti che per ben tre volte gli hanno consentito di andare al governo.
Detta così, potrebbe sembrare che l'Italia sia divisa in due: da una parte la sinistra e dall'altra i ladri e i corrotti. Sbagliato. Non solo perché i comunisti, per loro stessa ammissione, avevano ricevuto finanziamenti dall'Urss, ossia da un nemico militare dell'Occidente e dell'Italia, contro cui teneva puntati i missili, il che prefigurava un reato di eversione contro lo Stato da cui il Pci si salvò grazie all'amnistia del 1989 (si legga l'articolo L'amnistia del 1989 che salvò il Partito comunista); non solo perché nel sistema di tangenti i comunisti erano dentro fino al collo (si legga, per esempio, il seguente articolo); ma soprattutto perché il comunismo italiano è stato un inganno grande come una casa, come dimostrano i tappeti rossi stesi fin dagli anni '70 all'alta finanza mondiale e alle grandi multinazionali, che con il Pci avevano un rapporto privilegiato (si leggano i seguenti articoli: 1 e 2). D'altra parte, la svendita dell'Italia al capitale di rapina, avvenuta prima con le privatizzazioni selvagge degli anni '90, poi con l'ingresso nel sistema-Euro, vede nella sinistra l'artefice assoluto, come spiega benissimo il giornalista di sinistra Paolo Barnard nel suo Il più grande crimine o come si può vedere in questo breve filmato. E ci sarebbero ancora le coop rosse e le banche, tutta roba in confronto alla quale Berlusconi sembra un dilettante allo sbaraglio.
Resta il fatto che, mentre a sinistra rimangono miracolosamente immacolati, coloro che alla sinistra si oppongono finiscono alla sbarra, prima o dopo. In Italia funziona così. Se vuoi sfuggire all'ineluttabile destino, c'è una sola possibilità: dichiararti amico della sinistra, in modo da ottenere l'amnistia giudiziaria e quella storico-culturale. Gli esempi vanno da De Mita a Casini, da Fini ad Alfano, solo per citare i più celebri. E chissà quanti altri ancora ne arriveranno.

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