(Continua dal precedente articolo Capire perché questo Euro ci ridurrà alla fame). Uno Stato formalmente sovrano, ma di fatto schiavo dei mercati finanziari; costretto sempre ad avvitarsi su se stesso perché impossibilitato ad indebitarsi quando ciò si rende necessario (come appunto oggi), diversamente da quanto possono fare i paesi con moneta sovrana (vedi Usa, Giappone, Gran Bretagna). Uno Stato che, oltre a non poter mai indebitarsi creando ricchezza netta nel contenitore dei cittadini privati, non ha nemmeno una propria moneta e che di conseguenza deve restituire con gli interessi ogni singolo Euro che prende in prestito dai mercati finanziari. Questa, in sintesi, è la situazione dell'Italia di oggi e degli altri paesi della zona euro, che è stata delineata nel precedente articolo e in altri pubblicati negli ultimi mesi.
Il sistema nel quale siamo inseriti è tale da rendere impossibile - utopia pura - un rilancio dell'economia, se non nel caso di un ribaltamento totale degli accordi tra i paesi dell'eurozona. In pratica, per invertire un trend che lentamente ed inesorabilmente porterà all'economicidio dell'Italia e di gran parte dei paesi dell'eurozona, tutti i partner europei dovrebbero mettersi d'accordo su una modifica radicale dei trattati. Vedremo ora quali sono le possibili soluzioni e si giudicherà poi alla fine quanto queste ipotesi siano realistiche.
Dunque su quali cambiamenti dovrebbero trovare un accordo i paesi dell'Euro? Partiamo dal presupposto che, in tal caso, si dovrebbe fare un passo in avanti verso una più autentica unione delle nazioni che hanno sottoscritto i precedenti trattati di Maastricht e Lisbona. Ipotesi numero uno: si autorizza la Banca centrale europea a farsi garante dei debiti dei paesi dell'eurozona e quindi ad acquistare, in caso di necessità, i loro titoli del debito pubblico emettendo nuova moneta. Per farla breve, si dà mandato alla Bce di comportarsi come la Federal Reserve americana e di aiutare i paesi in difficoltà immettendo nelle loro economie bigliettoni di Euro inventati dal nulla. Risulta evidente, in questo caso, che potrebbe verificarsi la possibilità di un paese (ad esempio la Germania) che in un determinato momento non necessiti di un intervento del genere e che però si ritroverebbe una moneta svalutata e una probabile inflazione, il tutto a causa dei problemi altrui (per esempio dell'Italia o della Grecia).
Immagino che quando in Italia qualche sprovveduto parla di "vera unione europea" si riferisca alle ipotesi descritte sopra. E immagino anche che si renda conto di quanto siano campate in aria, forse irrealizzabili, nel migliore dei casi futuribili, ma in un futuro molto lontano. Ad una svolta di quel tipo si potrebbe sì arrivare, ma solo quando tutti i paesi dell'eurozona, nessuno escluso, saranno alla canna del gas. Il problema è che quando la Germania sarà alla canna del gas non oso immaginare in quale sperduta regione della Cina sarà immigrata la maggior parte di noi.
Se si ricorda quanto scritto nel precedente articolo si può facilmente comprendere in quale trappola siamo andati a finire. Ne possiamo uscire? E se sì, ci sarà un prezzo da pagare? Su questo punto le opinioni sono assai discordanti, ma c'è qualcuno che ha dimostrato che un'uscita dell'Italia dall'Euro non provocherebbe nessuna catastrofe. Anzi, questi economisti hanno addirittura ipotizzato una paradossale ipervalutazione della nuova Lira. Ma questo è un dettaglio, quello che interessa è capire come reagirebbe l'economia ad un'uscita dell'Italia dall'eurozona, quindi ad un ritorno ad una moneta sovrana, effettuato però non in modo disordinato, ma seguendo un piano preciso che un team di economisti ha elaborato apposta per l'Italia.
C'è poi la questione del debito. Il piano spiega che "i creditori potranno sempre ottenere il saldo dei loro crediti in Lire, ma se insisteranno nel pagamento in Euro dovranno sottomettersi alla discrezionalità del governo italiano se ripagare in quella valuta, quanto ripagare e quando". Specifica inoltre che "all'atto della liquidazione di quei titoli con relativi interessi, accade il procedimento inverso. Tutto accade dentro la Banca d'Italia. Se i titoli sono denominati in una valuta sovrana come sarebbe la nuova Lira, non esiste possibilità di un default sui pagamenti, proprio perché si tratta di cifre elettroniche che vengono passate da un conto all'altro dai computer della Banca d'Italia, ed essa non può esaurire i numeri, gli impulsi elettronici, neppure quando si tratta di liquidare gli interessi dovuti."
La
piena occupazione aggiunge una spinta produttiva di beni e servizi enorme, ed
essi vanno a pareggiare la massa monetaria circolante, impedendo alta
inflazione. È
noto infatti che salari pagati a persone che non producono, aumentano la
domanda (denaro disponibile da spendere) ma non la produzione di beni e
servizi, e questo può causare inflazione. La temuta iperinflazione è impossibile se il
paese gode di piena occupazione. Ma gli esperti della Mosler economics si
spingono ad ipotizzare uno scenario ancora più sorprendente: "Il governo italiano che abbandona l'eurozona non dovrà temere la
svalutazione, e probabilmente dovrà gestire il problema opposto. Si consideri
il principio precedentemente stabilito: il governo tasserà da subito nelle
nuove Lire e spenderà da subito nella stessa valuta. Questa valuta sarà a tasso variabile e libero sui cambi. Le due precedenti azioni del governo creano un'immediata
richiesta nazionale su larga scala della nuova valuta per pagamenti di tasse e
normali transazioni. Dunque la nuova Lira, non essendo presente, sarà scarsa e
crescerà di valore. Inoltre il settore privato ricorrerà alla vendita degli
Euro ancora in suo possesso per ottenere le Lire necessarie a tasse e pagamenti,
e questo di nuovo porterà a una valutazione delle Lire sugli Euro. Esattamente
il contrario di quanto ventilato dai 'terroristi' dell'abbandono
dell'Eurozona. Gli stessi processi valgono per gli attori stranieri che
lavorano con l'Italia". E inoltre "non si dimentichi che l'uscita
dell'Italia dalla zona Euro significherebbe con tutta probabilità uno shock
fatale per questa moneta, con una sua conseguente ipersvalutazione a causa
della perdita totale di credibilità dell'intero sistema. Sarà l'Euro a
svalutarsi, non la Lira, che al contrario, potrebbe addirittura apprezzarsi
eccessivamente."
Qui, come si vede, siamo in presenza di previsioni completamente ribaltate rispetto a quanto sostiene la vulgata. Nel piano si passa poi a spiegare che l'Italia dovrà opporsi all'esistenza, nel proprio territorio, del settore finanziario speculativo e che, pur riconoscendo l'importanza del risparmio, bisognerà invertire la tendenza degli ultimi decenni che ha visto le politiche governative incentivare
le previdenze integrative e i risparmi finanziarizzati di ogni sorta e tipo.
Essi rappresentano masse enormi di liquidità sottratte alla Piena Occupazione
e alla piena produzione nazionale, cioè alla ricchezza reale, e spesso poi
impiegate nel distruttivo settore finanziario speculativo. Sarà lo Stato che
spende a deficit a fornire alla cittadinanza tutti i beni e servizi
pubblici per ottenere i quali oggi siamo incentivati a quelle forme deleterie
di risparmio.
Come affrontare, infine, un'eventuale fuga di capitali all'estero all'indomani del ritorno alla Lira? Il problema non si pone neppure, secondo il team di Mosler, visto che si tratterebbe di uno spostamento di cifre elettroniche: "In un'Italia con
moneta sovrana, liberamente scambiata a tasso variabile, le Lire passeranno di
mano, ma non andranno letteralmente da nessuna parte, nel senso che passeranno
da un computer di una banca italiana a quello di una banca straniera, ma sempre all'interno della Banca d'Italia, come crediti che si
spostano da un conto all'altro al suo interno. Il reale problema della fuga di
capitali esisteva quando le valute erano convertibili in oro, il cosiddetto
Standard Aureo. Infatti il venditore della valuta poteva pretendere di
incassare oro e portarselo fuori dalla nazione debitrice."