Sull'Unione Europea e sulla moneta unica l'approccio più diffuso è di tipo mistico. La causa è la pressoché totale ignoranza sul tema. Ecco tutte le false credenze smentite punto per punto
Solo il sentir pronunciare le terribili parole "uscire dall'Euro" provoca in molti di noi reazioni che sfociano nell'irrazionale. Un po' come accadeva nell'Europa medievale se qualcuno sosteneva idee inconsuete riguardo alla religiosità: se il "blasfemo" era fortunato, chi gli stava di fronte si faceva il segno della croce, invocando il perdono divino per l'anima del sacrilego e soprattutto per la propria, per avere osato soltanto ascoltare quelle parole empie, magari condividendone in cuor proprio la sostanza. Oggi, persino di fronte ad un olocausto economico e generazionale senza precedenti, l'idea di tornare alla moneta sovrana genera più o meno le stesse reazioni mistico-bigotte, dalle quali, si faccia attenzione, non sono immuni nemmeno molti fautori del ritorno alla Lira. Vediamo quindi quali sono i luoghi comuni più diffusi sull'Euro con l'evidenza della loro totale infondatezza.
1) L'Euro è una moneta come le altre, però più forte, perché è il frutto dell'unione delle vecchie monete nazionali e/o di più economie. L'Euro NON È una moneta come il dollaro, la sterlina, o come le vecchie lire
o i vecchi marchi. Le valute come il dollaro, la sterlina, la lira etc. sono
delle monete sovrane, di cui lo Stato è il proprietario-monopolista. Attraverso
la propria spesa lo Stato le crea e le immette nel contenitore che comprende
l'insieme dei cittadini, generando direttamente o indirettamente tutti i redditi esistenti: dei dipendenti pubblici e privati, dei lavoratori autonomi, degli imprenditori, della classe politica, delle banche, di tutti. Successivamente ha la libertà di prelevare solo una
parte della moneta emessa, per mezzo delle tasse, le quali, pertanto, non hanno la funzione di
finanziare la spesa dello Stato, ma servono solo a drenare una parte della
moneta che lo Stato versa nel contenitore di cittadini-aziende affinché il mercato non venga
"allagato" di moneta, col rischio di svalutarla. Le tasse servono inoltre a regolare l'equilibrio nel contenitore di cittadini-aziende, a incoraggiare o scoraggiare alcuni comportamenti/acquisti/investimenti, e soprattutto, sono il mezzo attraverso il quale lo Stato ci impone di usare solo la sua moneta, dal momento che le tasse si possono pagare solo con la valuta dello Stato. In definitiva, lo Stato proprietario-monopolista della moneta che i cittadini usano non ha limiti di alcun tipo quando deve emetterla e versarla nel contenitore di cittadini-aziende.
L'Euro, invece, non è una moneta sovrana, infatti nessuno Stato dell'Eurozona ne è il proprietario. L'Euro viene emesso dalla Banca centrale europea, ed immesso non nel contenitore di cittadini-aziende, bensì nelle riserve dei mercati finanziari, da cui gli Stati dell'Eurozona lo devono prendere in prestito e, dopo aver versato il denaro nel contenitore di cittadini-aziende, riprenderlo tutto dallo stesso contenitore e restituirlo ai mercati. Chiunque può facilmente capire che, stando così le cose, lo Stato è obbligato come minimo a pareggiare i conti, cioè a tassare esattamente quanto spende, se non anche di più. E questo perché lo Stato non possiede una moneta, che deve chiedere in prestito ad altri. La metafora più azzeccata per spiegare questo sistema l'ha inventata Paolo Barnard: "Uno Stato che rinuncia alla propria sovranità monetaria e di spesa è come un uomo che rinuncia ai propri polmoni per respirare con quelli degli altri. E in questo caso gli altri sono i mercati di capitali privati".
2) Il debito pubblico è dannoso e pericoloso, dunque fa bene l'Europa a imporre a tutti gli Stati il contenimento o addirittura la riduzione del debito. Questo è il più falso ma anche il più devastante dei luoghi comuni che ci sono stati inculcati a forza nella mente in anni e anni di paziente lavaggio del cervello attuato a tutti i livelli, dalle università agli organi di informazione, dal dibattito politico alla piazza. Se avete seguito il punto 1) avete già la risposta: se lo Stato spende più di quanto tassa (come faceva lo Stato italiano prima di adottare i parametri europei, cioè prima del 1992), lo Stato registra un disavanzo, ma quel debito corrisponde fino all'ultimo centesimo all'attivo del contenitore di cittadini-aziende, dunque alla nostra ricchezza. L'unica condizione necessaria affinché lo Stato possa mettere in atto questo processo vitale per l'economia è che possegga una propria moneta, perché è evidente che con il sistema di emissione dell'Euro descritto al punto 1) ciò non può essere assolutamente possibile. Non ci vuole una mente geniale per comprendere che l'annullamento di questa prerogativa dello Stato (cioè spendere più di quanto tassa), provoca l'effetto opposto: se lo Stato preleva dal nostro contenitore la stessa cifra che versa, a noi rimane esattamente zero. Ma la situazione oggi è anche peggiore: dal momento che lo Stato deve pagare anche gli interessi sul debito accumulato prima della nascita della moneta unica europea, quel 3% di deficit di cui si parla sempre in televisione (che è il limite di indebitamento che l'Europa impone) comprende anche gli interessi sul debito passato. Pertanto, escludendo quelli, lo Stato produce ogni anno un avanzo di bilancio, vale a dire che preleva dal nostro contenitore più di quanto ci versa dentro, tassa più di quanto spende. E ovviamente l'avanzo dello Stato corrisponde al nostro disavanzo. Domanda: ma se lo Stato versa 100, come può pescare 103? Semplice: pesca dall'attivo che noi abbiamo fatto nei decenni passati, quando cioè lo Stato si indebitava arricchendo l'economia. Oggi, a poco a poco, si riprende indietro tutto a furia di avanzi di bilancio, sistematicamente, ogni anno, dal 1992. Le conclusioni le lascio a voi, mi limito solo a ricordarvi cosa succede oggi in Italia: CHEMIOTASSAZIONE, TAGLI ALLO STATO SOCIALE e uno Stato che si limita ad agire all'interno del nostro contenitore spostando risorse da una categoria all'altra.
3) Se lo Stato copre il debito stampando moneta ci sarà una grande inflazione. Il più classico degli spauracchi, molto simile alle storie che si raccontano ai bambini per farli stare buoni. Se lo Stato si indebita usando la propria moneta, stimola indubbiamente la domanda di beni perché ci sarà più denaro da spendere per gli acquisti. Un negozio di abbigliamento che deve vendere 10 capi per potenziali 10 clienti, vende quei capi ad un determinato prezzo. Ma se i clienti diventano 12 il prezzo aumenterà, è il tipico caso di scuola. Attenzione però: lo stimolo che lo Stato dà all'economia con il suo debito incentiva non solo la domanda, ma anche l'offerta, dunque la produzione. E' vero che i clienti del negozio diventeranno 12, ma anche i capi da vendere potrebbero diventare 12, se non addirittura 13, o magari 11. Usa, Giappone e Gran Bretagna, soprattutto da quando è scoppiata la crisi, stanno facendo larghissimo uso dello strumento monetario. Alzi la mano chi ha sentito parlare di inflazione in quei paesi.
4) Uscire dall'Eurozona è un rischio enorme. La nuova Lira potrebbe valere nulla, con tutte le conseguenze del caso. Quando sento questa mi viene da ridere. E' agghiacciante sapere che ci sono italiani i quali pensano che, in caso di ritorno alla Lira, ci vorrebbero circa 2 mila delle nuove Lire per fare un Euro. Innanzitutto, la nuova Lira partirebbe con un rapporto di 1 a 1 rispetto all'Euro (e ci mancherebbe) e sarebbe poi il mercato a deciderne il valore nel tempo. E il mercato significa l'economia, significa quante persone comprano o vendono la tua moneta. In secondo luogo, autorevoli economisti affermano che in caso di ritorno alla Lira, lo Stato italiano potrebbe ritrovarsi a dover gestire il problema opposto, ovvero una ipervalutazione della nuova Lira, a causa della corsa che tutti noi, volenti o nolenti, dovremmo fare per acquistare Lire al posto degli Euro. Sarebbe quest'ultimo, anzi, a svalutarsi, anche a causa della perdita di credibilità dell'intero sistema in seguito all'uscita di uno Stato membro. Le fantomatiche previsioni dei terroristi (in malafede), tipo costo dell'energia alle stelle (soprattutto la benzina, dicono gli stupidi, quando il prezzo della benzina è fatto per il 60 per cento di tasse) o tassi sul debito pubblico che ci strozzeranno (ne parlo nel prossimo punto) meritano semplicemente delle enormi e rumorose pernacchie.
5) Se dovessimo pagare il nostro debito in Lire, gli interessi diventerebbero insostenibili. Questa, oltre che bella grossa, è anche una colossale e inaccettabile presa in giro. Ti senti come un soldato che in guerra ha subito l'amputazione del braccio e che poi viene deriso dagli stessi nemici per quella menomazione. Poc'anzi abbiamo visto che la nuova Lira non avrebbe alcun problema di svalutazione (e comunque non esiste un solo elemento per fare una simile previsione), e questo già stronca sul nascere la convinzione che i mercati (cioè coloro che acquistano i titoli di debito che lo Stato emette) non accetterebbero di essere ripagati in Lire (?), o comunque chiederebbero rendimenti (interessi) più alti. Tale affermazione vi sembrerà ancora più infondata e assurda dopo che avrete letto quanto segue: l'unico fattore per cui uno Stato può pagare interessi alti (che a loro volta provocano la crescita del famoso "spread", la differenza con gli interessi che paga la Germania) sul vecchio debito accumulato è proprio il fatto di non possedere una propria moneta. Ovvio: se lo Stato non ha una moneta (ricordate il punto 1?) deve sottostare alle richieste dei mercati, deve pagare gli interessi che loro richiedono, sono i mercati ad avere "il coltello dalla parte del manico". Lo spread, infatti, misura quanto un titolo è più rischioso rispetto ad un altro. Ed è ovvio che un titolo di uno Stato privo di moneta è sempre ad alto rischio, dal momento che lo Stato non ha ability to pay. Se invece lo Stato possiede la propria moneta i tassi di interesse sono sempre bassi e la sua affidabilità è massima, perché i titoli di debito possono essere acquistati dallo Stato stesso, ovvero dalla sua banca centrale, emettendo moneta, la moneta di cui lo Stato è il proprietario-monopolista. E sempre usando la stessa moneta lo Stato non ha alcun problema né limite nel rimborsare gli acquirenti privati. E' esattamente ciò che faceva l'Italia prima dell'Euro, ciò che fanno ancora oggi la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, la Svezia, solo per citare alcuni paesi ricchi con moneta sovrana. Quando lo Stato ha la sovranità monetaria non è esposto ai giochi speculativi che hanno travolto la Grecia, il Portogallo, la Spagna, e che nel 2011 hanno colpito pesantemente anche l'Italia. In conclusione, i politici che vanno in tv a dire "attenti, potremmo pagare interessi astronomici" si devono semplicemente vergognare, e se invece sono in buona fede devono mettersi a studiare. E di brutto.
6) Bisogna tornare alla Lira per svalutarla e rendere i nostri prodotti più competitivi. Il 90% dei pochi fautori dell'abbandono dell'Euro considera questo come il motivo più valido per tornare alla sovranità monetaria. In parole povere il concetto è il seguente: tornare alla Lira e poi fare in modo che la Lira valga poco affinché le nostre aziende possano esportare più facilmente. Il che è un po' come dire: ti do una cura contro il cancro, ma da domani inizia a fumare tre pacchetti di sigarette al giorno. Questa gente non si rende conto che un'economia che punta tutto sulle esportazioni produce due effetti: a) calo dei consumi interni, perché se noi consumiamo tutto quello che le aziende producono non resta più nulla da esportare; b) crollo dei salari e flessibilità ultras sul mercato del lavoro [che poi è funzionale al punto a)], cioè tagli al costo del lavoro per vincere la battaglia dei prezzi contro gli agguerritissimi concorrenti stranieri, che peraltro oggi sono Cina, India, Brasile, ovvero paesi dove il costo del lavoro è 1/3, 1/4, 1/5 rispetto a quello dei paesi ricchi. Una roba folle. Questo sistema economico fatto di esportazioni selvagge, delocalizzazioni di aziende, dipendenza dagli investimenti stranieri è uno dei capisaldi del modello economico che ci sta spazzando via. Le esportazioni sono utili nella misura in cui servono a compensare, a pareggiare le necessarie importazioni, stop. Ancora oggi, l'80% della produzione degli Stati Uniti è assorbito dalla spesa degli americani, credo sia un esempio molto significativo per capire che bisogna stimolare i consumi interni, il lavoro, la produzione, la ricchezza nazionale.
Resta il fatto, ad ogni modo, che dei sei luoghi comuni sull'Euro descritti fin qui, quest'ultimo è probabilmente il meno grave e il meno ridicolo.
Per concludere è doveroso far notare che è sciocco illudersi che votando questo o quel candidato al Parlamento europeo si possano ottenere dei cambiamenti. Il Parlamento europeo, infatti, non ha potere legislativo, di conseguenza le maggioranze al suo interno contano meno di zero e non possono prendere alcuna iniziativa legislativa o costituzionale. Tutto il potere è in mano a una Commissione di funzionari non eletti. La convinzione che votare alle europee sia un dovere civico, nonché un atto importante per decidere le nostri sorti è il settimo luogo comune da smentire categoricamente. Del resto, risulterebbe fin troppo evidente che in Europa le elezioni sono solo una mera formalità se si conoscessero i veri scopi per cui è nata l'Eurozona: tutto fuorché una promessa di benessere e di democrazia.
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