Da una parte c’era un politico che promette una riduzione della pressione fiscale, peraltro insufficiente rispetto alle reali esigenze della nostra economia. Dall’altra un conduttore che giustamente lo incalzava chiedendogli, punto per punto, dove avrebbe trovato la copertura finanziaria per cancellare o diminuire determinate imposte. Il politico è andato in crisi, fornendo risposte poco convincenti sotto l’aspetto sia politico che aritmetico.
Quello che
abbiamo visto ieri a Ballarò è un esempio illuminante della condizione in cui
ci troviamo. Che pena! Il politico in questione sa perfettamente, come la
maggior parte dei suoi colleghi, che non esiste nessuna copertura finanziaria.
Né deve esistere. Questo è il punto cruciale: finché lo Stato continuerà ad
avvitarsi su stesso, prendendo i soldi di qua per portali di là, togliendoli di
qui per metterli di lì, l’economia non si riprenderà mai e poi mai, e sarà
condannata senza appello ad un’agonia lenta ed irreversibile.
Se invece il
politico avesse il coraggio di dire agli Italiani come stanno realmente le
cose, avrebbe risposto al pur bravo giornalista che la condizione
imprescindibile per abbattere la pressione fiscale sulle aziende e sui consumi
è un ribaltamento totale dei trattati europei, che consenta alla banca centrale
di coprire gli eventuali deficit degli Stati dell’eurozona con l’emissione di
nuova moneta. In mancanza, però, di un accordo con i partner, l’Italia si dovrà
muovere di conseguenza, abbandonando l’eurozona e mettendo in atto
autonomamente le azioni di cui sopra. Tutto questo per dire che la vera
copertura al necessario, improrogabile abbattimento della pressione fiscale, è
il possesso di una moneta sovrana che si possa emettere, potenzialmente senza
limiti, a discrezione di una banca centrale, superando dunque il sistema
attuale, con il quale la nostra moneta si prende solo in prestito a interesse
sui mercati finanziari. Questo sistema deleterio e per certi versi criminoso –
avrebbe dovuto dire il politico in questione – va abolito o, se sarà
necessario, abbandonato, entro il termine massimo di 18 mesi a partire da oggi. E a garanzia di questo impegno, la prima azione che farà il nuovo governo sarà l'immediata cancellazione della nuova norma inserita recentemente nella Costituzione che a partire da quest'anno imporrà allo Stato di gestire il bilancio in pareggio. Il governo intende scongiurare in tal modo quello che si profila come un vero crimine nel senso più autentico della parola.
Berlusconi
questo avrebbe dovuto rispondere, perché è questo che dovrebbe fare un governo che voglia rilanciare l'economia nazionale sul serio, e non solo a chiacchiere. E invece no, Berlusconi ha preferito fare una figura barbina
davanti a tutti gli Italiani, anziché spiegare loro in quale trappola
siamo andati a finire. E così ci ha presi in giro due volte in una botta sola.
PS Dall’altra parte, però, sarà il caso che gli elettori vadano oltre il cliché del “i soldi per ridurre le tasse ci sono, basta dimezzare gli stipendi ai politici e stanare tutti gli evasori”. Cari miei, non solo fate a cazzotti con la matematica, ma dovreste informarvi sul fatto che la spesa pubblica in Italia non è per niente alta, di sicuro non più alta di quella degli altri paesi. Il problema semmai è la qualità della spesa, il che significa che se si agisse secondo giustizia, si dovrebbero prendere i soldi risparmiati da tutti quelli che noi chiamiamo “sprechi”, e rispenderli tutti, fino all’ultimo centesimo, per migliorare servizi carenti, quando non addirittura impresentabili. Risultato uguale a zero. Quanto all’evasione, non solo questa esiste dappertutto, persino in Germania (160 miliardi), ma soprattutto non bisogna mai dimenticare che il settore privato, in Italia, vanta crediti verso Stato e Regioni per la mirabolante cifra di 50 miliardi di euro. Giusto per amor della matematica…
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