
Facciamo ordine. Non è stata solo la recente condanna in Cassazione a scatenare la voglia di Berlusconi di far saltare come un tappo gli equilibri faticosamente costruiti negli ultimi mesi. A indurlo a questa scelta sono stati i diktat di Napolitano e soprattutto le minacce del Pd, il quale ha deciso di cogliere la palla al balzo e di sfruttare la condanna penale del Cav per estrometterlo dal Senato appellandosi alla recente legge Severino. In realtà, tutti i giuristi hanno fatto rilevare che l'incandidabilità non è automatica in presenza di una condanna, dipende dai casi. Perciò se il prossimo 9 settembre dovesse essere votata la decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore, si tratterebbe di una scelta tutta politica.
Le conseguenze per il Cav sarebbero nefaste. Privato dell'agibilità politica e soprattutto delle poche forme di immunità che gli garantisce la carica di parlamentare, potrebbe ritrovarsi in balia delle procure, una delle quali, quella di Napoli (dove è indagato per la vicenda della presunta compravendita di parlamentari), sarebbe pronta - si vocifera - a spiccare un mandato d'arresto nei suoi confronti.

Chiunque, nella posizione di Silvio, avrebbe accettato. Perché i procedimenti giudiziari ancora aperti sono tanti, perché l'età avanza, perché le aziende di famiglia hanno guadagnato parecchio in borsa grazie alla maggiore stabilità favorita dalle larghe intese. Ma Berlusconi no. Il leader di Forza Italia preferirà correre il rischio di essere travolto dalle procure piuttosto che piegarsi al volere degli ex comunisti. D'altra parte, è grazie a lui se si è riusciti a trovare l'accordo per la rielezione di Napolitano ed è sempre grazie a lui se l'Italia oggi ha uno straccio di governo. A maggior ragione Berlusconi non accetta di venire relegato nel dimenticatoio con la minaccia di essere mandato in pasto ai pm d'assalto, per di più dopo l'ennesima condanna basata su un'accusa ritenuta (forse non a torto) assurda, come quella di aver frodato la propria azienda, quella che lui stesso ha creato e che oggi i suoi figli dirigono. Perciò l'ordine impartito ai suoi (o a chi dei suoi è disposto a seguirlo) è stato chiaro: se sarà votata la sua decadenza da senatore, tutti i ministri del PdL rassegneranno le dimissioni e la sorte del governo Letta sarà segnata.

Quanto alle accuse di irresponsabilità che da più parti stanno già piovendo sul Cav, è evidente quanto queste siano ridicole. La crisi economica che stiamo vivendo è inarrestabile e, come questo blog ha cercato tante volte di spiegare, non saranno certo i raffazzonati ed immobili governi di "grossa coalizione" ad arginarla. Occorre molto di più, bisogna ribellarsi ai parametri di bilancio imposti dagli accordi europei sulla moneta unica. L'Europa intera ha bisogno di libertà, libertà di indebitarsi per andare in soccorso di un'economia sull'orlo del soffocamento. Ci vuole un coraggio da leoni, altro che governicchi che ci impiegano un anno ad abolire mezza tassa.